Il Kenya continua a fronteggiare l’instabilità politica, aggravata dalla crisi del debito pubblico. Sul piano economico, il governo sembra vicino a concludere un accordo con gli Emirati Arabi Uniti per un prestito di 1,5 miliardi di dollari, con un tasso di interesse previsto intorno all’8,2%, inferiore ai rendimenti attuali delle obbligazioni sovrane keniote. Tuttavia, i dettagli dell’accordo potrebbero variare al termine delle trattative, su cui entrambe le parti mantengono il riserbo. La scelta di Nairobi di rivolgersi agli Emirati è dovuta anche ai ritardi del Fondo Monetario Internazionale, che non ha ancora stanziato i circa 600 milioni di dollari di aiuti annunciati in precedenza. Il FMI ha rimandato la concessione di questi fondi, manifestando dubbi sui recenti provvedimenti del governo, il quale teme una nuova ondata di proteste popolari. Questa situazione si inserisce in un quadro finanziario già complesso, con difficoltà di accesso ai finanziamenti a seguito del declassamento dei titoli di stato kenioti da parte delle principali agenzie di rating, che li hanno inseriti nella categoria “junk”. Un portavoce dell’FMI ha dichiarato: “Sono in corso discussioni sulle politiche e le riforme che le autorità keniote stanno prendendo in considerazione per affrontare le sfide economiche e fiscali attuali”, senza però commentare le trattative del Kenya con specifici creditori bilaterali.
Nel frattempo, la scena politica keniota è stata scossa dal caso di impeachment del vicepresidente Rigathi Gachagua. Dopo la destituzione di Gachagua da parte del Parlamento, una corte keniota ha annullato il decreto di nomina del suo successore, il segretario agli Interni Kithure Kindiki, a seguito di un ricorso contro la destituzione. Gachagua ha dichiarato, inoltre, di essere sopravvissuto a due tentativi di avvelenamento: uno il 30 agosto, quando agenti sotto copertura avrebbero cercato di contaminare il suo cibo, e l’altro il 3 settembre, in un episodio che avrebbe coinvolto il consiglio degli anziani Kikuyu. Ha anche lamentato la rimozione della sua scorta e del personale di sicurezza nelle sue abitazioni, accusando il presidente William Ruto di aver ordinato la revoca della protezione. Gachagua ha sottolineato il carattere politico delle accuse contro di lui (corruzione e gravi violazioni costituzionali), sostenendo che l’impeachment è stato messo in atto subito dopo i tentativi di assassinio. Il presidente Ruto non si è pronunciato su queste dichiarazioni, probabilmente per evitare di compromettere le delicate trattative in corso con l’opposizione per un possibile rimpasto di governo.
A livello regionale, sono emersi sviluppi significativi nel campo dell’intelligence. In Sud Sudan, il presidente Salva Kiir ha sostituito il capo dei servizi segreti, il generale Akol Koor Kuc, figura storica e controversa nel suo entourage. Kuc, che ha guidato i Servizi di Sicurezza Nazionale (NSS) sin dall’indipendenza del paese nel 2011, è stato nominato governatore dello stato del Warrap, una delle aree più instabili del Sud Sudan e luogo di nascita del presidente Kiir. La guida dell’NSS è passata al generale Akec Tong Aleu, precedentemente al Ministero della Difesa. La rimozione improvvisa di Kuc ha suscitato speculazioni sulle motivazioni: alcuni ritengono che possa essere dovuta a lotte di potere interne, mentre altri ipotizzano che Kuc possa prepararsi a succedere al settantatreenne Kiir, la cui salute è oggetto di numerose congetture.
Nel frattempo, le agenzie di intelligence di Etiopia e Regno Unito hanno annunciato un rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza, concentrandosi su stabilità regionale e contrasto al terrorismo. La dichiarazione è stata rilasciata dal Servizio Nazionale di Intelligence e Sicurezza dell’Etiopia (NISS) dopo la visita ad Addis Abeba di Richard Peter Moore, direttore dell’MI6, a capo di una delegazione di alto livello. I colloqui si sono focalizzati su questioni regionali e internazionali, incluse la sicurezza nel Mar Rosso, la minaccia terroristica e il traffico di esseri umani. Il vicedirettore del NISS, Sisay Tola, ha denunciato tentativi di propaganda destabilizzante in relazione all’iniziativa dell’Etiopia per l’accesso al Mar Rosso e ha sottolineato come la Grande Diga del Rinascimento Etiope (GERD) dovrebbe fungere da catalizzatore per la cooperazione, anziché alimentare conflitti. La visita di Moore si inserisce in un piano di Londra per riaffermare la propria influenza nella regione: il governo laburista punta a consolidare la sicurezza della navigazione nello stretto di Bab-el-Mandeb, in risposta agli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, attraverso un’attiva cooperazione con gli stati rivieraschi africani.
Scarica il report di ottobre 2024Dall’assertività dell’Iran alle tensioni tra gli attori del Corno d’Africa, passando per la pirateria e il terrorismo: il peso degli stretti strategici nella nuova instabilità del quadrante Golfo-Mar Rosso.
La Fondazione Med-Or ha organizzato un workshop dedicato alla crisi nel Mar Rosso e alle sue implicazioni per l’Italia, con lo scopo di fornire una analisi approfondita delle dinamiche della regione, dei rischi principali e delle considerazioni chiave per la sicurezza e la stabilità internazionale e per l’Italia.
Per scaricare il Report completo di Med-Or CLICCA QUI.
La Grand Ethiopian Renaissance Dam è un’infrastruttura strategica per il futuro dell’Etiopia, che rappresenta però un elemento di confronto tra i governi dei paesi situati lungo il corso del fiume Nilo.
Capo di stato | Sahle-Work Zewde |
Capo del Governo | Abiy Ahmed |
Forma Istituzionale | Repubblica Parlamentare Federale |
Capitale | Addis Abeba |
Potere Legislativo | Parlamento bicamerale: Camera della Federazione (112 parlamentari); Camera dei Rappresentanti del Popolo (547 parlamentari) |
Potere Giudiziario | Corte Suprema Federale |
Ambasciatore in Italia | Demitu Hambisa Bonsa |
Area Totale | 1.104.300 Km2 |
Terra | 1.096.000 Km2 |
Clima | Tropicale-monsonico con ampia variazione topografica indotta |
Risorse Naturali | Oro, platino, rame, potassio, gas naturale, energia idrica. |
Sintesi Economica | L’Etiopia ha il livello di diseguaglianza di reddito più basso in Africa e uno tra i più bassi nel mondo. I settori chiave dell’economia programmata, telecomunicazioni, settore bancario e assicurativo, distribuzione dell’energia, appartengono allo Stato. Più del 70% della popolazione è impiegato nel settore agricolo, ma i servizi hanno superato l’agricoltura come fonte principale del Pil. |
Pil | $111 milairdi (Dic. 2021) |
Pil pro capite (Parità di potere di acquisto) | $2366 (Dic. 2021) |
Esportazioni | $3.5 miliardi (2020) |
Export partner | Hong Kong 7.23%, Emirati Arabi Uniti 7.05%, Arabia Saudita 5.78%, Olanda 5.07%, Germania, 4.81%, Italia 2.33% (2020) |
Importazioni | $11.1 miliardi (2020) |
Import partner | Cina 24.9%, India 8.17%, Emirati Arabi Uniti 7.22%, Kuwait 4.8%, Francia 4.71%, Regno Unito 3.58%, Italia 2.27% (2020) |
Interscambio con l'Italia | $277,34 milioni (2021). |
Popolazione | 113.656.596 |
Tasso di crescita della popolazione | +2,46% (2022 est.) |
Etnie | Oromo 34.9%, amhara 27.9%, tigray 7.3%, sidama 4.1%, welaita 3%, gurage 2.8%, somali 2.7%, hadiya 2.2%, afar 0 .6%, altri 12.6%. |
Lingue | Oromo 33.8%, amarico 29.3%, somalo 6.2%, tigrigna 5.9%, sidamo 4%, wolaytta 2.2%, gurage 2%, aother 16.6%, inglese, arabic (2007 est.) |
Religione | Ortodossi etiopi 43.8%, Musulmani 31.3%, Protestanti 22.8%, Cattolici 0.7%, Religioni tradizionali 0.6%, altri 0.8% |
Urbanizzazione | 22,7% (2022 est.) |
Alfabetizzazione | 51,8% |
Situata nell'Africa orientale, l'Etiopia è il più antico stato indipendente dell'Africa, la cui origine può essere fatta risalire al 1270 d.C. Da allora, il paese ha sempre mantenuto l'indipendenza, a parte un breve periodo di occupazione italiana (tra il 1936 e il 1941). L'impero etiope durò fino al 1974, quando fu rovesciato da un colpo di stato militare.
L’Etiopia è uno stato privo di sbocchi sul mare, che confina a sud con il Kenya, a sud-est e ad est con la Somalia, a nord-est con il Gibuti, a nord con l’Eritrea, a nord-ovest con il Sudan e ad ovest con il Sudan del Sud. La popolazione ammonta a 113,6 milioni di abitanti, tanto da essere il secondo paese più popoloso dell’Africa, dopo la Nigeria. La lingua ufficiale è l’amarico, ma nel paese vengono parlate anche l’oromo, il tigrino e il somalo, oltre a molte altre lingue etniche.
Paese storicamente molto importante nella regione dell’Africa Orientale, rappresenta ancora oggi uno dei principali attori all’interno della regione dal punto di vista geostrategico. Dall’inizio degli anni 2000 l’Etiopia ha conseguito dei livelli importanti di sviluppo economico diventando uno dei principali mercati emergenti dell’Africa sub-sahariana. L’Etiopia ha una disputa in corso con Sudan ed Egitto circa la costruzione della Grande Diga del Rinascimento Etiopico e la condivisione delle acque del Nilo; ha poi una disputa aperta sulle frontiere con il Sudan, che è stata la fonte di recenti scontri militari tra i due paesi. Anche sul piano interno la compromissione dei delicati equilibri della politica etnica è sfociata in un conflitto nel nord del paese, attualmente in corso.
L’interscambio con l’Italia è corposo e l’Etiopia è un partner molto rilevante per Roma. Il mercato etiope è il quinto sbocco dell’export italiano nell’Africa sub-sahariana e l’Italia rappresenta il quinto partner commerciale, con un ruolo particolarmente importante svolto dalle aziende italiane nel settore infrastrutturale, compresa la costruzione della Grande Diga del Rinascimento Etiope, per la quale la multinazionale italiana Webuild (ex Salini Impregilo) è il principale appaltatore.