Lunedì 7 ottobre 2024, l’Alta Commissione Indipendente per le elezioni della Tunisia (ISIE) ha annunciato la riconferma di Kais Saied a presidente della Repubblica con l’89,2 % dei voti espressi. Un successo schiacciante a chiosa di una competizione strettamente controllata, che ha visto oltre diciassette candidati esclusi dal novero degli sfidanti a favore dei soli Zouhair Zaghmaoui (storico sostenitore di Saied, con il 3,9 % dei voti) e Ayachi Zammel, del partito Azimoun (6,9 %), sottoposto a custodia cautelare durante le elezioni e condannato negli scorsi giorni a dodici anni di carcere per la falsificazione delle firme necessarie a concorrere.
A fronte dell’esito – ampiamente anticipato da analisti e osservatori internazionali – il dato cruciale resta il tasso di astensioni, stimato dall’ISIE al 71,2%. Percentuale significativa, se si considera che la prima campagna di Saied – condotta nel 2019 e incentrata sui temi come la lotta alla corruzione, l’ordine pubblico e il restauro del ruolo sociale dello Stato – aveva fruttato al futuro presidente il 72% delle preferenze su un’affluenza del 55% degli aventi diritto. Questa volta, più di sette milioni di tunisini (sui quasi dieci iscritti ai registri elettorali) hanno disertato le urne. Dopo cinque anni a palazzo Cartagine, segnati dal progressivo accentramento del potere nella figura del presidente e dallo smantellamento delle salvaguardie democratiche costituzionali, il nuovo mandato di Saied sembra puntellato da un consenso sensibilmente più fragile.
Rieletto a inizio ottobre alla presidenza di una Tunisia in crisi pluriennale, Saied affronta il compito di risanare il bilancio fiscale del governo contenendo, al tempo stesso, croniche spinte inflattive. Il deterioramento dell’economia rende sempre più difficile ottenere finanziamenti esteri, mentre il controverso negoziato per un pacchetto di assistenza FMI, per buona parte degli ultimi due anni al centro della scena, sembra essere definitivamente naufragato. Su questo sfondo, la priorità di Saied resta, nel breve termine, quella di puntellare il bilancio. Ne è segnale efficace la proposta di finanziaria 2025, che prevede massicci incrementi di tassazione per imprese e ceti medi e il raddoppiamento del debito interno a quasi 8 miliardi di dollari, contro i quasi 2 in debito estero.
A questa logica risponde anche il varo di un disegno di legge volto a limitare il controllo della Banca centrale sui tassi di cambio e d’interesse. Se approvata, la legge consentirebbe alla Banca Centrale di modificare i tassi solo “previa consultazione” con gli organi di governo, limitando – di fatto – l’indipendenza dell’istituto nella gestione della politica monetaria. La mossa gode del favore di Saied, secondo cui la Banca centrale non dovrebbe comportarsi “come uno Stato nello Stato”. In questo quadro, Saied punta probabilmente ad abbassare i tassi d’interesse per finanziare un deficit di bilancio giunto alla soglia dei 38 miliardi dollari. La Banca, per contro, ha sinora mantenuto i tassi alla soglia dell’8% onde arginare le pressioni inflattive sul paese.
Prosegue, su questo sfondo, la cooperazione con l’Italia e l’Unione europea. Il Segretario di Stato tunisino, Ouael Chouchene, ha annunciato a margine della Cairo Sustainable Energy Week che i lavori di realizzazione dell’elettrodotto Elmed avranno inizio nel 2025, fissando per il 2028 l’entrata in operatività. Frutto del partenariato tra la utility tunisina Steg e l’italiana Terna, il cavo sottomarino – con capacità di 600 MW e lunghezza di circa 220 chilometri – collegherà la Tunisia alla Sicilia e favorirà l’integrazione delle reti elettriche europee e nordafricane. Il progetto, del valore di 850 milioni di euro, è finanziato anche attraverso accordi di prestito sottoscritti, inter alia, dalla Banca europea ricostruzione e sviluppo (Bers). ElMed ha inoltre ricevuto finanziamenti dalla Banca Mondiale e rientra nel country partnership framework tra l’istituto di credito e il paese dei gelsomini.
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Snodo nevralgico tra Atlantico e Medio Oriente, tra Europa e Africa subsahariana, il Maghreb si conferma incubatore di sviluppi cruciali per gli assetti mediterranei. Un bilancio del 2023 di Francesco Meriano
L’Italia conferma il proprio sostegno al paese dei gelsomini, sempre più in bilico sotto il profilo economico e oggetto delle mire politiche dei competitor dell’Occidente. L’analisi di Francesco Meriano
Sulla tenuta politica della Tunisia, alle prese con una cronica crisi economica e finanziaria, convergono interessi regionali e internazionali, tra cui quelli dell’Italia. Il punto di Francesco Meriano
Capo di stato | Kais Saied |
Capo del Governo | Ahmed Hachani |
Forma Istituzionale | Repubblica Presidenziale |
Capitale | Tunisi |
Potere Legislativo | Assemblea unicamerale dei rappresentanti del Popolo (217 seggi) temporaneamente sospesa |
Potere Giudiziario | Corte di Cassazione (composta da Presidente, presidenti di camera e magistrati e organizzata in 27 camere civili e 11 camere penali) |
Ambasciatore in Italia | Mourad Bourelha |
Area Totale | 163.610 km2 |
Terra | 155.360 km2 |
Clima | Temperato nel nord con inverni miti e piovosi ed estati calde e secche; desertico nel sud |
Risorse Naturali | Petrolio, fosfati, minerale di ferro, piombo, zinco, sale |
Sintesi Economica | La sua economia ha sofferto particolarmente della crisi finanziaria globale del 2008, contribuendo a generare la Rivoluzione dei Gelsomini, nel periodo 2010-2011, che portò a seguito di proteste e sommosse popolari ad un cambio di regime. Nonostante la produzione di un sistema democratico, le esigenze sociali ed economiche dei Tunisini non sono state soddisfatte, dando luogo ad ondate di proteste tra il 2019 e il 2020. La situazione, anche aggravata dalla pandemia, ha portato il Presidente ad annunciare una sospensione temporanea del Parlamento. |
Pil | € 46.5 miliardi (2023) |
Pil pro capite (Parità di potere di acquisto) | $2889 (Dic. 2021) |
Esportazioni | € 18.2 miliardi (2023) |
Export partner | Francia 29.4%, Italia 17.2%, Germania 14.2%, Stati Uniti 4.12% (2020) |
Importazioni | € 23.2 miliardi (2023) |
Import partner | Francia 17.6%, Italia 16.5%, Germania 8.54%, Cina 8.67%, Turchia 5.57% |
Interscambio con l'Italia | € 6,865 miliardi (2023) |
Popolazione | 11.896.972 (2022) |
Tasso di crescita della popolazione | + 0,69% (2022 est.) |
Etnie | Arabi 98%, Europei 1%, Ebrei e altri 1% |
Lingue | Arabo (ufficiale, una delle lingue di commercio), francese (commercio), berbero (Tamazight) |
Religione | Islamica (ufficiale, Sunnita) 99,1%, altro (include cristiani, ebrei, musulmani sciiti e baha'i) <1% |
Urbanizzazione | 70,2% (2022) |
Alfabetizzazione | 81.8% (2020) |
Indipendente dal 1956, la Repubblica tunisina si affaccia sul Mar Mediterraneo e confina con l'Algeria a ovest e la Libia a sud-est. La maggior parte degli 11,8 milioni di abitanti è araba. Ci sono, tuttavia, minoranze europee e di imaziɣen. La lingua ufficiale del paese è l'arabo, ma il francese è ampiamente parlato.
Mancando di grandi risorse petrolifere, nel corso degli anni la Tunisia ha sviluppato un'economia orientata al mercato e un'interessante industria manifatturiera, che ne fanno una storia di successo in Africa e nel mondo arabo.
La Tunisia rappresenta un partner storico e importante per le imprese italiane impegnate nelle regioni del Maghreb e dell’Africa, visti i numerosi vantaggi che il paese reca. L'attrattiva del paese deriva da fattori quali la vicinanza geografica a mercati importanti, la disponibilità di manodopera qualificata e la presenza di catene di produzione competitive ad alto valore aggiunto come automotive, tessile e abbigliamento, aerospaziale, plastica, energie rinnovabili, tecnologia dell'informazione e delle telecomunicazioni. Con un commercio totale di 6,4 miliardi di dollari (2021), l'Italia è il secondo partner commerciale della Tunisia. Con un saldo positivo, l'Italia è il secondo maggiore esportatore verso la Tunisia e il suo secondo più grande importatore, con una quota di mercato totale del 14 per cento a ottobre 2020. La presenza economica dell'Italia in Tunisia è ampia, solida e dinamica, con circa 800 aziende che danno lavoro a oltre 68 mila persone. Le imprese italiane rappresentano un terzo delle imprese con partecipazione estera nel paese. La maggior parte di queste si concentra nella Grande Tunisi e nelle regioni costiere e opera nei principali settori manifatturieri, tra cui tessile e abbigliamento, energia, edilizia, componenti automobilistici, banche, trasporti, meccanica, elettrica, farmaceutica, turismo e agroalimentare.