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A.B. Yehoshua: coraggioso sino all’ultimo

Il grande scrittore israeliano è recentemente scomparso all’età di 85 anni. Nella sua lunga carriera ha sempre contribuito al dibattito politico-culturale del suo paese con il suo punto di vista. Il commento di Anna Maria Cossiga

Sionismo, ebraismo, questione arabo-palestinese: una triade che accompagna Israele sin dalla sua nascita e su cui da allora si dibatte. A.B. Yehoshua, scomparso di recente a 85 anni, è stato uno dei maggiori esponenti di tale dibattito. Yehoshua non era solo un grande scrittore, i cui romanzi hanno scavato a fondo nell’animo ebraico e israeliano, ma anche un “vero” intellettuale che, con la sua vis polemica e la sua profonda conoscenza della politica e della società israeliana, ha ininterrottamente riflettuto, e invitato a riflettere, sulla situazione del proprio paese. Non era di suo gradimento, quella situazione, e affermava di scrivere e parlare “dei gravi errori” che lo stato ebraico stava commettendo[1].

Il suo linguaggio diretto, polemico, spesso scioccante, non risparmiava critiche ai governi, ai politici, ai suoi concittadini e agli ebrei della diaspora. Sionista della prima ora, una delle sue idee fondamentali era che, vivendo fuori da Israele, si è ebrei solo a metà, continuando così la tradizione dei Padri Fondatori di Israele. È stato anche un deciso pacifista e non ha mai smesso di lottare per porre termine al conflitto con i palestinesi e per cooperare con i cittadini di origine araba. Critico della controversa legge sulla nazionalità, ha affermato che avrebbe portato alla discriminazione razziale e religiosa[2].

Sin dalla Guerra dei Sei Giorni, nel 1967, quando Israele prese il controllo della Cisgiordania e di Gaza, Yehoshua è stato convinto che non sarebbe stato possibile tenere in piedi un’occupazione e che, dunque, si sarebbe dovuto rinunciare ad includere nello stato ebraico il territorio biblico, chiamato tradizionalmente Eretz Israel, la Terra di Israele. Anche in questo, seguiva la strada dei Padri Fondatori. Lo stesso Ben Gurion accettò la spartizione dell’ONU e fondò uno stato ebraico che non includeva Giudea e Samaria. Dal 1984, inoltre, Yehoshua parlava della “soluzione dei due stati”, almeno una decina d’anni prima che l’idea diventasse posizione ufficiale dei governi israeliani e non solo. Riteneva che la sola soluzione al problema palestinese fosse la costituzione di uno stato demilitarizzato in Cisgiordania, perché “la soluzione di uno stato palestinese è un dovere storico”, diceva[3].

Tale convinzione lo ha accompagnato per cinquant’anni, ma, di recente, aveva cambiato idea: l’unica soluzione al problema palestinese era diventata, per lui, lo stato unico binazionale. Si tratta di una svolta radicale, di un mutamento delle proprie posizioni più profonde che può apparire quasi il tradimento di una fede, se non religiosa, certo ideologica. Non si può, però, non notare che ci vuole un grande coraggio, per cambiare idea; soprattutto in questo caso.

Con la sua usuale franchezza, Yehoshua ha spiegato la sua “giravolta” di 180 gradi. “Secondo me – ha affermato in un’intervista al quotidiano Haaretz del dicembre 2021 – il numero impressionante di insediamenti e l’annessione di Gerusalemme Est hanno mandato in frantumi la possibilità di una giusta e ragionevole divisione tra due popoli nella Terra d’Israele”[4]. Risulta abbastanza evidente la sua critica alla politica di costruzione in Cisgiordania e traspare il suo profondo senso etico. Come spiega nella stessa intervista, egli sente come “un obbligo persino morale” criticare la “soluzione dei due stati”, che per così lungo tempo ha caldeggiato, nel momento in cui se ne vede “la crescente impossibilità di realizzazione di fronte alla cupa realtà della Cisgiordania”[5]. Non era una visione pacifica “come quella dei profeti” che Yehoshua si aspettava, ma, piuttosto, “uno status quo umano, che dia diritto di cittadinanza a tutti”[6].

Yehoshua ha detto la sua fino all’ultimo, un po’ come un Grillo Parlante che, spesso, fa innervosire i destinatari dei suoi strali. Eppure, sia Israele, sia il mondo, ne sentiranno la mancanza.


[1] https://peacenow.org/entry.php?id=39653#.YrLmunZBw2w.

[2] https://www.ynetnews.com/culture/article/bk115s2htq.

[3] https://www.washingtonjewishweek.com/novelist-a-b-yehoshua-dissector-and-lover-of-israel-and-the-jews-dies-at-85/

[4] https://www.haaretz.com/israel-news/2021-12-20/ty-article/.highlight/a-b-yehoshua-answers-my-moral-obligation-to-question-the-two-state-solution/0000017f-df8e-db5a-a57f-dfee8e280000.

[5] Ibid.

[6] Ibid.

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