Approfondimenti

Africa e Artico il tesoro conteso delle materie prime

Riproponiamo l'articolo di Enrico Casini, Direttore dell'U.O Comunicazione della Med-Or Italian Foundation, pubblicato da "Il Mattino" il 2 Marzo 2025

La rivoluzione tecnologica in corso ha reso ancora più evidente la dipendenza dell’economia mondiale dalla produzione di microprocessori. Se la loro produzione, al momento largamente situata in alcuni paesi asiatici, si dovesse fermare, l’industria del mondo intero si bloccherebbe. Considerato che Taiwan da sola rappresenta il 52,9% del mercato mondiale di chip, è evidente quanto una eventuale crisi nel Mare cinese meridionale potrebbe impattare sull’economia mondiale.

Non c’è infatti praticamente un settore dell’economia che non sia interessato dalla produzione dei microprocessori. Ma alla base della loro produzione, e più in generale, alla base della produzione e dello sviluppo di tutti i materiali indispensabili per le tecnologie odierne, vi sono le cosiddette materie prime critiche. Da queste dipendono la produzione di chip e interi settori dell’industria, da quella pesante al digitale, dalla difesa alla sanità, dalla transizione ecologica all’esplorazione spaziale.

Ma cosa sono le materie prime critiche, di cui si è fatto un gran parlare recentemente anche in relazione all’Ucraina? Si tratta di materiali indispensabili per le loro specifiche proprietà chimico-fisiche, insostituibili per una serie di applicazioni. L’ultimo elenco ufficiale stilato dall’UE conta ben 34 voci, di cui 17 vengono indicate come materie prime “strategiche”. Tra questi uno dei minerali di maggiore interesse è certamente il litio, fondamentale per le batterie di automobili, telefoni, computer; ma vanno ricordati anche silicio metallico, gallio, manganese, germanio, grafite, bismuto, titanio metallico, boro, metalli del gruppo del platino, tungsteno, cobalto, elementi delle terre rare pesanti, rame e nickel. E poi le Terre Rare, un gruppo di 17 elementi con particolari proprietà indispensabili per la produzione di tecnologie strategiche. Si tratta di materiali la cui criticità è derivata anche dal fatto che sono concentrati in un numero ristretto di paesi, mentre la richiesta mondiale del loro impiego cresce esponenzialmente.

Con le varie crisi che negli ultimi anni hanno minacciato le catene di approvvigionamento di materie prime e le supply chain globali in molti settori, considerato che in futuro conflitti e calamità naturali potrebbero aumentare minacciando così logistica e infrastrutture, il controllo della produzione e la lavorazione delle materie prime critiche, insieme ovviamente alla produzione di microchip, sono diventati una priorità per tutte le grandi potenze mondiali. Con una rilevanza che non ha più solo una dimensione economica, ma anche geopolitica.

Vista proprio la valenza geopolitica e non solo economica della questione, va anche ricordato che per quanto riguarda le materie prime critiche la leadership mondiale attuale appartiene alla Cina, che da sola detiene più di un terzo delle riserve esistenti, circa il 35%, e il 71% della produzione mondiale. Ma tutte le grandi potenze hanno interesse a recuperare posizioni in questo campo fondamentale. Da qui l’interesse verso le regioni del pianeta dove sono situate le riserve di molte materie prime critiche. A partire da due aree in particolare: Africa e Artico.

Intorno alle riserve situate in queste due regioni del mondo si gioca adesso una partita strategica e geopolitica di considerevole importanza, che andrà crescendo nel tempo anche nei prossimi anni. L’Africa sarà il continente del futuro anche per le sue riserve minerarie e le sue ricchezze naturali. Basti citare le riserve stimate in un paese come il Congo. Circa il 50% delle riserve mondiali di cobalto, manganese e metalli del gruppo del platino si trovano nel continente africano. Non a caso Cina e Russia stanno aumentando la loro presenza nei paesi africani, a partire da quelli con riserve minerarie più importanti.

Ma anche la regione artica, dove si stima potrebbero esservi giacimenti di questi materiali in grado di coprire il 30% del fabbisogno mondiale, attrae sempre più attenzioni anche per questo motivo (oltre che per le sue rotte marittime). Con il riscaldamento climatico e il discioglimento dei ghiacci zone prossime ai poli prima proibitive, diventeranno facilmente raggiungibili e con esse le ricchezze custodite nel suo sottosuolo o nei fondali marini.

Guardando in prospettiva nei prossimi anni, nel pieno della transizione energetica e del processo di digitalizzazione, la domanda di materie prime critiche potrebbe crescere in maniera esponenziale. La competizione geopolitica tra potenze, che caratterizza la nostra epoca, si gioca sempre di più a livello economico e tecnologico. In questo senso, microchip e terre rare, dunque, saranno a lungo due tasselli imprescindibili di questa partita strategica da cui dipenderà il nostro futuro.

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