Approfondimenti

Da Israele al Libano, le reazioni dei paesi del Levante alla guerra in Ucraina

La crisi Ucraina ha visto reazioni diverse tra i paesi del Levante: dalla Siria, alla posizione libanese alle iniziative israeliane. Il punto di Anna Maria Cossiga

Dopo il voto dell’Assemblea Generale straordinaria delle Nazioni Unite sulla crisi ucraina, lo scorso 2 marzo, i paesi del Levante, ad eccezione della Siria, sono sembrati compatti in una posizione contraria all’invasione dell’Ucraina: Israele, Giordania e Libano si sono infatti espressi a favore della risoluzione di condanna, insieme ad altri 138 paesi[1]. La situazione reale, tuttavia, non rispecchia esattamente il voto che per quanto abbia un indubbio valore politico, resta comunque, più simbolico che vincolante.

Certamente non stupisce che il presidente siriano al-Assad abbia lodato Putin per “l’incursione militare” in Ucraina[2] e abbia votato contro la risoluzione. La Siria resta un solido alleato della Russia nella regione ed è stato uno dei 5 paesi a votare contro la risoluzione. Nel paese sono sempre presenti basi militari russe e nei giorni precedenti l’inizio dell’invasione lo stesso ministro della difesa russo vi si era recato in visita.

In Libano, la situazione è più articolata e sembra rispecchiare le tensioni esistenti. Nel paese dei cedri, già colpito da una catastrofica crisi economica e sociale interna, prima della votazione alle Nazioni Unite il ministro degli esteri aveva ufficialmente condannato la Russia. Ma Hezbollah aveva invece incolpato gli americani della situazione[3] mentre il presidente Aoun si era defilato, sostenendo che fosse necessario risolvere i conflitti con il dialogo, come la storia del suo paese insegna[4].

Il 24 febbraio, la Giordania ha affermato di “seguire con preoccupazione” gli avvenimenti ucraini e ha chiesto “alla comunità internazionale e alle parti in causa” di fare tutti gli sforzi possibili per giungere a una distensione[5]. Da allora, non sono stati fatti altri commenti.

Ben più complessa è la situazione in Israele. Il giorno successivo all’inizio dei combattimenti, il ministro degli esteri Lapid ha condannato l’invasione russa definendola “una lampante violazione dell’ordine internazionale”[6], mentre il premier Bennett ha espresso solidarietà al popolo ucraino, senza nominare né condannare la Russia[7]. Durante la sua visita in Grecia, il 25 febbraio, il presidente Herzog ha espresso il suo supporto per l’integrità territoriale ucraina, ma non ha espresso alcuna condanna diretta[8]. La posizione israeliana è diventata più evidente quando gli Stati Uniti, primo e storico alleato dello stato ebraico, alla domanda di co-sponsorizzare la risoluzione di condanna della Russia al Consiglio di Sicurezza, si sono sentiti opporre una risposta negativa[9], anche se poi Israele ha co-sponsorizzato la risoluzione dell’Assemblea Generale, votando a favore.

Tel Aviv cerca di mantenersi in equilibrio: del resto in Israele risiedono più di un milione di cittadini di origine russa o ucraina e sono centinaia di migliaia gli ebrei delle comunità in Russia e in Ucraina, dove si temono manifestazioni di antisemitismo. Inoltre, tra Tel Aviv e Mosca esiste un coordinamento in Siria, dove la Russia non si è opposta agli interventi israeliani contro l’Iran e i suoi proxy[10].

Preso “fra tre fuochi”, quello dell’alleanza con gli USA, degli ottimi rapporti con l’Ucraina e di possibili problemi con la Russia derivanti da una condanna troppo netta, Bennett è rimasto in contatto continuo con il presidente ucraino Zelensky, proponendosi più volte come mediatore con Mosca. Finalmente, sabato 5 marzo il premier israeliano è volato, inaspettatamente, a Mosca dove ha avuto con Putin un colloquio di tre ore. La sera dello stesso giorno, ha cenato in Germania con il cancelliere Scholz. Della visita in Russia erano a conoscenza gli Stati Uniti, la Germania, la Francia e, naturalmente, il presidente ucraino.

Poco o niente è trapelato dei due colloqui tenutesi il 5 marzo. Di certo, si sa che è stata discussa la situazione ucraina e quella delle comunità ebraiche nei due paesi in guerra, ma anche degli incontri finali che si tengono a Vienna sul nucleare iraniano[11].

Bennett non sembra avere molte speranze di fermare la guerra grazie ad una mediazione con Putin, ma ha affermato che Israele ha “l’obbligo morale di fare tutto quanto è possibile”[12]. Non è un caso, come fa notare anche la stampa internazionale, che, pur essendo un ebreo osservante, abbia viaggiato di sabato, apparentemente contravvenendo al precetto religioso che lo vieta. Come recita un adagio ebraico, però, “salvare vite umane viene prima dell’osservanza del sabato”. Fonti israeliane sottolineano come proprio questo viaggio, effettuato in un giorno sacro, dimostra l’importanza e l’urgenza che il premier attribuisce alla sua missione[13].

Intanto, in Israele sono già arrivati dall’Ucraina 2792 profughi e, secondo le stime, del ministro degli interni Ayelet Shaked, il numero totale potrebbe raggiungere 100 mila, contando anche gli eventuali profughi dalla Russia e da altri paesi dell’ex Unione Sovietica. Tel Aviv rende noto che accoglierà anche 25 mila ucraini che non hanno diritto alla cittadinanza israeliana secondo la Legge del Ritorno, di cui 20 mila erano arrivati nel paese prima dello scoppio della guerra[14].


[1] https://www.aljazeera.com/news/2022/3/3/unga-resolution-against-ukraine-invasion-full-text.

[2] https://www.aljazeera.com/news/2022/2/25/syrias-assad-praises-russias-ukraine-invasion-as-correction.

[3] https://www.lorientlejour.com/article/1292206/nasrallah-les-etats-unis-sont-responsables-de-ce-qui-se-passe-en-ukraine.html.

[4] https://www.lorientlejour.com/article/1291945/aoun-se-demarque-de-la-position-officielle-libanaise-et-se-contente-dun-appel-au-dialogue.html.

[5] https://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/middle-east-responses-ukraine-crisis.

[6] https://www.haaretz.com/world-news/europe/.premium-israel-condemns-russian-attack-on-ukraine-violation-of-international-order-1.10632350.

[7] https://www.timesofisrael.com/bennett-refrains-from-condemning-russia-in-first-remarks-since-invasion-of-ukraine/.

[8] https://www.timesofisrael.com/meeting-greek-leaders-in-athens-herzog-stops-short-of-criticizing-russia-on-ukraine/.

[9] https://www.timesofisrael.com/despite-us-request-israel-refrains-from-backing-unsc-resolution-against-russia/.

[10] https://www.nytimes.com/2022/02/27/world/middleeast/israel-ukraine-russia.html.

[11] https://www.timesofisrael.com/bennett-flies-to-moscow-holds-talks-with-putin-on-ukraine-war/.

[12] https://www.jpost.com/breaking-news/article-700469.

[13] https://www.jpost.com/israel-news/article-700430.

[14] https://www.timesofisrael.com/israel-will-allow-25000-non-jewish-ukrainian-refugees-to-stay-in-country-minister/.

Approfondimenti

La politica mediorientale di Washington nel secondo mandato di Trump

Se per risolvere la situazione palestinese potrebbe prevalere la leva economica, differentemente con l’Iran si prevede un inasprimento dell’approccio usato finora. Il punto di Daniele Ruvinetti

Leggi l'approfondimento
Approfondimenti

Coalizioni e network in Yemen: l’impatto della politica interna sulla regione del Mar Rosso

La guerra civile yemenita, ormai decennale, è profondamente influenzata dagli equilibri regionali. Le potenze esterne, in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi, sostengono attivamente le fazioni avverse agli Houthi, mentre questi ultimi cercano di ampliare la loro rete di alleanze al di là dell'asse iraniano. All'interno del Paese, le varie fazioni politiche e militari continuano a negoziare e ridefinire le proprie posizioni, in un contesto di grande instabilità.

Leggi l'approfondimento
Approfondimenti

La morte di Sinwar e il futuro del Medio Oriente

Nel breve periodo la guerra potrebbe continuare. Sulle conseguenze a medio termine peserà quanto succede nell’attuale confronto in corso tra Israele e Iran. Il punto di vista di Daniele Ruvinetti

Leggi l'approfondimento