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Delhi e Dacca guardano al futuro

India e Bangladesh hanno siglato uno storico accordo di cooperazione che apre nuove prospettive nella regione. L’analisi di Guido Bolaffi

L’impegnativo programma di cooperazione siglato da India e Bangladesh giovedì 6 settembre rappresenta una felice novità storica nelle relazioni, spesso conflittuali, tra due Paesi dell’Asia meridionale che, attraverso reciproci compromessi, non solo hanno accantonato i guasti ed i rancorosi attriti del passato, ma, come titola il commento di Pinak Ranjan Chakravarty dedicato all’evento, “Mature leadership in India and Bangladesh has not let minor disagreement threaten shared interests”. Tanto è vero che il Primo Ministro del Bangladesh Sheikh Hasina, commentando l’intesa raggiunta con la controparte indiana nei quattro giorni della sua visita di stato, ha affermato: I thank Mr Modi that we resolved the issue of Kushiyara river [...] so I know as long as Prime Minister Modi is here, Bangladesh and India resolve all these problems”.

Tuttavia, la soluzione della pluriennale diatriba tra Dehli e Dacca sull’uso delle acque del fiume Kushiyara rappresenta - segnala Shubhajit Roy nell’articolo di Indian Express Delhi, Dhaka sign river pact, first in 25 years - solo una parziale risposta ad un problema ben più serio che nei quattro giorni dei colloqui indo-bengalesi è stato solo, e prudentemente, accantonato. Problema che riguarda l’utilizzo del bacino idrografico del Teesta, secondo maggiore corso d’acqua del Bengala dopo il Gange, che in passato era stato motivo di gravi tensioni tra i due paesi: “The 400-odd-km-long Teesta rises in the Pauhunri mountain and flows through Sikkim and West Bengala before entering Bangladesh near Mekliganj [...] India and Bangladesh have been in negotiations to determine the share of each country in the waters of the river since the early 1980s [...] The two countries had reached a water-sharing agreement in 2011, and Prime Minister Manmohan Singh was about to sign the deal on what was billed as a historic visit to Bangladesh that year. However, West Bengala Chief Minister Mamata Banerjee, who was supposed to accompany the Prime Minister, objected at last minute, pulling out the visit, and the deal was scuttled”.

Un problema che, a distanza di sette anni, risulta dunque, come si dice, “ancora in alto mare”, anche se, dicono fonti ben informate, il Capo dell’Esecutivo indiano avrebbe dato rassicurazioni alla collega bengalese su una “fair solution”. Cosa indirettamente confermata dalla stessa Sheikh Hasina, che, al riguardo, intervistata dalla stampa indiana prima di lasciare Delhi, ha dichiarato “I think it should be resolved, but yes, we found the Prime Minister very eager to solve the problem, but the problem is in your country […] But it depends on mainly on India”.

L’intesa tra India e Bangladesh punta molto sul futuro dell’economia. Non a caso il Premier indiano Narendra Modi, stando a quanto riferiscono le agenzie di stampa, a conclusione dell’incontro vis à vis con il Primo Ministro Sheikh Hasina, ha dichiarato: “We both believe that by taking lessons from the Covid pandemic and recent global developments, we need to make our economies stronger [...] With the expansion of connectivity between our two countries, and the development of trade infrastructure on the border, the two economies will be able to connect more with each other, support each other [...] In 2021-22, Bangladesh has emerged as the largest trade partner for India in South Asia and the fourth largest destination for Indian exports worldwide. Exports to Bangladesh grew more than 66 per cent from $9.69 billion in 2020-21 to $16.15 billion in 2021-22. [...] Despite Covid-19 related disruptions, bilateral trade grew at an unprecedented rate of almost 44 per cent [...] India and Bangladesh will soon commence negotiations on a Bilateral Comprehensive Economic Partnership Agreement (CEPA) with a key objective being the reduction of the trade gap between the two countries. As Bangladesh prepares to graduate into a developing nation by 2026, after which it may no longer qualify for trade benefits that it currently enjoys as a least-developed country”.

C’è però un aspetto politico del piano di cooperazione siglato da India e Bangladesh che va ben oltre quelli pur rilevantissimi dell’economia, visto che falsifica la convinzione secondo cui ai governi di paesi con un’appartenenza religiosa differente, tanto più nella turbolenta regione dell’Asia meridionale, sia vietato collaborare. Non sottobanco, come talvolta avviene, ma alla luce del sole. Cosa che invece hanno fatto, con meritevole coraggio, l’induista Narendra Modi e la musulmana di stretta osservanza Sheikh Hasina.

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