Disco verde in Bangladesh al business USA
Disco verde del governo di Dacca alla collaborazione in pianta stabile con il mondo degli affari americano. Il punto di vista di Guido Bolaffi
Disco verde del governo di Dacca alla collaborazione in pianta stabile con il mondo degli affari americano. Lunedì scorso 27 maggio, annunciava Michael Kugelman su Foreign Policy:” Prime Minister Sheikh Hasina made a strong pitch for greater investment to a visiting delegation of the U.S.-Bangladesh Business Council [and] Called on U.S. business leaders to help make Bangladesh a smart nation by 2041, referring to a developed country driven by innovation and competition”.
Questa apertura del Bangladesh al grande business statunitense non arriva per caso, ma segna l’ultima, significativa, tappa del processo di modernizzazione della nazione, tra quelle dell’Asia Meridionale, che in tandem con l’India dimostra di essere oggi la più in sintonia con i grandi mutamenti in atto nello scenario geopolitico mondiale.
Tanto è vero che conclusi i convenevoli di rito e, come si suol dire, per dare sostanza al messaggio del loro Premier - “ I urge all US business leaders to explore business opportunities and invest in Bangladesh, particularly in the IT sector, with over a million freelancing IT professionals, Bangladesh is the right destination for IT investments” - i ministri del suo governo hanno spiegato, carte alla mano, agli ospiti del U.S.-Bangladesh Business Council i passi avanti fatti da quello che fino a ieri era considerato come uno dei mercati più poveri e ambientalmente meno sicuri del Pianeta.
Tanto é vero che nel corso dei lavori, riferiva un servizio del quotidiano online Bangladesh Sangbad Sangstha (BSS) : “Industries Minister Nurul Majid Mahmud Humayan said that Bangladesh has ratified the UN accord on ship recycling - also known as the Hong Kong Convention- - on June 14 2023 for the safe and environmentally sound recycling of ships”.
Un atto di ratifica tanto più significativa perché adottato in chiara coerenza politica con lo spirito del documento sottoscritto pochi mesi prima, a conclusione della sua visita di stato a Tokyo, dal Primo Ministro Sheikh Hasina con l’omologo nipponico Fumio Kishida: “The two Prime Ministers affirmed that the war in Ukraine constitutes a violation of international law, in particular of the U.N. Charter and is a serious threat to the international order based on the rule of law”.
L’amministrazione di Dacca decidendo di supportare la riconversione environment friendly della sua obsoleta economia con le nuove tecnologie ed i capitali made in USA sembra anche aver voluto chiudere, con intelligente dignità, le gravi difficoltà politiche che spesso e volentieri avevano contrassegnato le relazioni con quella di Washington. A partire dall’infelice, offensivo epiteto (a basket case) riservato alla neonata nazione dell’Asia meridionale da Henry Kissinger quando era Consigliere per la Sicurezza del Presidente americano Richard Nixon.
Difficoltà ed incomprensioni che dopo anni di silenziosa, reciproca ostilità, 2023 erano però tornate ad esplodere rasentando una vera e propria crisi diplomatica. Quando il Dipartimento di Stato americano e, a seguire, l’ambasciatore statunitense Peter Haas avevano bollato come “repressivi e contrari ai diritti umani" i metodi messi in campo dal governo di Dacca per sedare i moti di piazza aizzati dai partiti dell’opposizione che ne chiedevano le dimissioni.
Giudizi duramente rinviati al mittente dal Premier bangladeshino. Che nel corso di un’infuocata assemblea del Parlamento, riferiva l’agenzia Benar News nel reportage Bangladesh PM Sheikh Hasina slams US in parliament: “Prime Minister Sheikh Hasina called the country’s leading national daily an enemy of the people and claimed Washington was working to bring an undemocratic party to power in Bangladesh[...] America can change power in any country it wants. [They] want to bring such a government here which will not have any democratic existence”
Per fortuna, come si usa dire "è bene ciò che finisce bene”. Infatti dopo aver stravinto le elezioni, il Premier Hasina ha ricevuto, su carta intestata dell’Ambasciata USA di Dacca, un messaggio ad personam del Capo della Casa Bianca. Nel quale Joe Biden, dopo un caloroso omaggio al suo successo elettorale aggiungeva: “I want to convey the sincere desire of my Administration to continue our work together on regional and global security, economic development, climate change, energy and global health”.