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Gaza e il futuro dell’India

Come le drammatiche vicende del Medio Oriente potrebbero influenzare la politica indiana. L’analisi di Guido Bolaffi.

wael alreweie / Shutterstock.com

Sul futuro dell’India incombe minacciosa l’ombra di Gaza. Per il governo di Delhi, infatti, se lo scontro armato tra Israele e gli estremisti di Hamas dovesse allargarsi dalla striscia di Gaza alle nazioni circonvicine si farebbe a dir poco arduo il cauto ma deciso processo di rinnovamento intrapreso negli ultimi anni.

A partire dai rapporti con i paesi confinanti dell’Asia minore. Che, in maggioranza ostili ad Israele, non solo hanno accolto, come si dice, a bocca storta le parole di prudenza del Premier indiano e la sua netta presa di posizione contro le volenze consumate in nome del popolo palestinese dai Jihadisti della brigata Nukhba sugli abitanti dei kibbutz.

Ma hanno fatto mostra di particolare irritazione per il fatto che queste parole di moderazione venissero proprio dal Capo del paese non arabo che per primo in passato aveva riconosciuto ufficialmente - nello storico incontro del 1983 tra l'allora Primo Ministro Indira Gandhi e Yasser Arafat - la Palestinian Liberation Organisation (OLP).

La verità, ricordava saggiamente C. Raja Mohan su Indian Express dello scorso 21 ottobre, “The triumph of violent religious extremism and weakening of moderate regimes will have security and political consequences for India [...] Over the last few years, India has drawn closer to Arab moderates and Israel [...] They have become valuable partners for Delhi accelerating India’s economic modernisation and expanding India’s security footprint in the region”.

Complicazioni che per l’India si diramano dal terreno politico diplomatico a quello economico. Visto che la crisi di Gaza rischia di rinviare a chissà quando la realizzazione del colossale India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC). Annunciato, davanti alle telecamere di mezzo mondo alla fine dei lavori del G20 di Delhi, con la stretta di mano tra il Premier Modi, il Presidente americano Biden ed il Principe nonché Primo Ministro saudita Mohammed bin Salman.

The Indian-Middle East-Europe Corridor” – scriveva Anil Sasi nel pezzo As Israel-Hamas conflict gets deadlier, what happens to the India-Europe economic corridor? – positioned as a modern-day Spice Route and as a weighty ideological alternative to China’s Belt and road Initiative was a challenging project [...] But the eruption of fighting in Israel and renewed tensions it has stocked in the region makes any progress on the project, which leverages cross-country railway lines and shipping corridors to physically link up a vast stretch of the Eurasian subcontinent, an even more uphill task”.

Un rinvio che rischia di colpire al cuore la scommessa, coraggiosa ma ardua, dell’Esecutivo guidato da Modi di usare il mercato globale come traino per la modernizzazione economica del paese.

Coraggiosa perché obbliga l’attuale governo a fare i conti con l'ingombrante eredità politico-culturale del “socialismo assistenzialista” sbandierato e propugnato da quelli del passato.

Con l’ulteriore aggravante che questo tipo di politica economica, nonostante i suoi esiti fallimentari, trova ancora oggi l’ascolto di ampie fasce della popolazione più povera e di poche ma autorevoli figure storiche dell'establishment nazionale. Le quali, c'è da scommettere, non perderanno occasione, alle prime difficoltà, di uscire allo scoperto per alzare il dito accusatore contro le ingiustizie sociali e gli errori economici del “nuovo corso liberista e filo occidentale” di Modi.

Ardua per l’immane arretratezza economico-produttiva che tuttora attanaglia il paese più popoloso del Pianeta. Come testimoniano i dati dell’ultima Periodic Labour Force Survey (PLFS). Pubblicata pochi giorni orsono dal Ministry of Statistics and Programme Implementation di Delhi.

Da cui emerge che, per usare le parole dello stringato editoriale di Indian Express del 13 ottobre scorso: “While unemployment rates have declined across board, rise in self-employment reinforces concerns that the economy is unable to generate sufficient employment to absorb the millions entering the labour force each year”.

L’India oggi vive il paradosso per cui mentre diminuisce la disoccupazione non cresce l’occupazione. Almeno quella vera. Infatti, commentava con malcelata amarezza l’esimio economista Udit Misra nel pezzo How to read India’s latest employment data, “At first glance PLFS 2022-23 throws up some positive trends [...] However, when one looks at what these new jobs are and how much they pay, the understanding changes. That’s because the only jobs that are getting created are of the self-employment type. When an economy grows, businesses employ people. When an economy struggles, people lose regular jobs and become self-employed. Similarly, the trend for women across all metrics suggests that weak household finances have pushed women. who were outside the workforce in the past, to join in, often as unpaid helpers in household enterprises”.

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