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Gli Usa e le isole dell’Indo Pacifico

La politica estera degli Stati Uniti e l’importanza delle isole dell’Indo-Pacifico, nel confronto con la Cina. L’analisi di Guido Bolaffi.

Per gli Usa le isole dell’Oceano Indiano e del Pacifico rappresentano uno spinoso rompicapo. Dopo il duro colpo dell'accordo di cooperazione militare firmato l’anno scorso dalle Isole Salomone con la Cina, quest’anno ad “aprire le danze” nei confronti della politica americana nell’area dell’Indo-Pacifico è stato lo Sri Lanka.

Che per bocca del suo Primo Ministro Ranil Wickremesinghe il 18 settembre, aprendo a new York i lavori del 3rd Annual Indo-Pacific Islands Dialogue ha, stando a quanto riferisce Michael Kugelman nel pezzo di Foreign Policy South Asian leaders at UNGA, “Criticized the AUKUS security alliance, deeming it a mistake and denounced the term Indo-Pacific as an artificial framework”.

Parole che hanno preoccupato non poco la Casa Bianca, soprattutto in vista del delicato incontro che di lì a pochi giorni (25-26 settembre) Joe Biden, ed a seguire i membri del Congresso ed alcuni dei più illustri rappresentanti della politica e dell’economia statunitensi avrebbero avuto con i leader di Australia, Cook Islands, Micronesia, Fiji, French Polinesia, Kiribati, Nauru, New Caledonia, New Zealand, Niue, Palau, Papua New Guinea, Republic of the Marshall Islands, Samoa, Tonga and Tuvalu.

Per capire l’importanza attribuita dalle autorità americane a questo Summit, nel quale però, oltre all’assenza scontata dei governati delle Salomone si era aggiunta, all’ultimo minuto, anche quella del Primo Ministro di Vanuatu, Sato Kilman, basta leggere il pezzo di Al Jazeera US recognises Cook Islands, Niue as Biden hosts Pacific Island leaders: “The United States has recognised the Cook Islands and Niue as sovereign and independent states and pledged to open diplomatic relations [...] The US-Pacific Island Forum Summit is expected to focus heavily on the effects of the climate crisis, as well as economic growth, sustainable development and public health [...] The administration pledged to add $810m in new aid over the next decade [...] America administration aims to increase climate assistance and working with Congress to invest $40bn for its Pacific Islands infrastructure initiative”.

Secondo Kimberly Halkett, inviato speciale a Washington dell’organo di informazione qatarino, “In the second meeting of the Pacific Islands what the United States is looking to do is really to work with these regions and to essentially get them onside when it comes to economic activity in exchange for also providing some security guarantees''.

Tanto è vero che un alto funzionario americano, illustrando alla stampa i possibili obiettivi di questo incontro fermamente voluto dal suo Presidente, aveva sottolineato che “Further, the Quad will be bringing its Maritime Domain Awareness initiative to the Pacific Islands with a program with more than $10 million that will help to improve Maritime Domain Awareness throughout the Pacific island, working closely with Pacific Islands institutions. This is a program that the Quad announced in May of 2022 in Tokyo and has done quick work to stand out now in Southeast Asia, South Asia and in the Pacific Islands”.

Parole che hanno il sapore di un netto, ancorché velato, avvertimento contro il costante espansionismo cinese nelle acque di quel lontano, ma strategicamente decisivo, angolo di mondo. Tanto più dopo la pubblicazione del video dell’incidente accaduto nelle acque a sud di Manila proprio nei giorni in cui gli americani si intrattenevano con i governanti delle Pacific Islands.

A proposito del quale, scriveva sul New York Times la giornalista Sui-Lee Wee: “The video may seem too simple, too understated to mark a serious international incident in the south China Sea: a quick clip of a diver using a knife to cut a section of rope underwater. But that diver was with the Philippine Coast guard, and rope was part of a sea barrier placed by Chinese forces to keep Philippine boats away from an area they had a legal right to fish in [...] The barrier posed a hazard to navigation, a clear violation of international law”.

Ma ad inquietare i governi delle small ocean islands ci sarebbe purtroppo anche dell’altro, più serio e complicato della semplice ancorché gravissima violazione del diritto internazionale in materia di fishing. Visto che, segnalava settimane addietro Ken Moriyasu nell’articolo di Nikkei, “The next major geopolitical tug-of-war could take place in the Earth’s watery depths [...] Scientists estimate that billions of tons of manganese, iron, magnesium, titanium, potassium, cobalt and nickel can be found in ocean crusts [...] These minerals are core to producing numerous items, including electric-vehicle batteries [...] The untapped resources could offer the West a path to weaning itself off its current dependence on China and Russia [...] Small island nations in the Pacific and Indian oceans, where many of the richest deposits are thought to exist, view the issue with hope and fear”.

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