I paesi del Golfo nel nuovo sistema multipolare
Riproponiamo l'articolo di Enrico Casini e Manfredi Martalo' pubblicato il 16 aprile 2025 sulla rivista "Muoversi" di Unem, Unione Energie per la Mobilità

Il sistema internazionale è profondamente cambiato nel corso degli ultimi anni e questa trasformazione, iniziata alla fine del ventesimo secolo, proseguirà anche nei prossimi anni. Il mondo, infatti, sta assistendo ad un’accelerazione geopolitica e geoeconomica che difficilmente sarebbe stato possibile prevedere soltanto poco tempo fa. Una parte consistente di questo riassetto riguarda alcuni paesi collocati in quel gruppo eterogeneo e complesso di stati chiamato Global South, che stanno emergendo quali nuovi protagonisti della politica internazionale al pari delle grandi potenze mondiali. Tra questi, indubbiamente, un ruolo di primaria importanza è oggi rivestito dalle monarchie del Golfo, in particolare Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar.
Collocati al vertice del gruppo dei grandi produttori di idrocarburi, questi paesi hanno a lungo potuto sfruttare le rendite derivanti dal mercato mondiale di petrolio e gas per investire in un processo di modernizzazione e innovazione, diventando dei grandi attori non solo sul piano energetico, ma anche a livello economico, politico e diplomatico. In questo contesto, i tre paesi, seppur con modalità differenti, hanno avviato approcci simili e ambiziose strategie di politica estera.
Indubbiamente, tra i paesi del Golfo e tutto il Medio Oriente, l’Arabia Saudita spicca per importanza economica, politica, storica e religiosa, essendo contemporaneamente la sede dei principali luoghi di culto della religione islamica, ma anche il principale produttore di petrolio al mondo, oltre che un’economia in grande espansione e crescita. Ma il regno saudita spicca negli ultimi tempi anche come un paese sempre più attivo e dinamico, in molti settori: dal punto di vista sociale, con un ambizioso processo di modernizzazione e apertura verso l’estero in atto; a livello culturale, per esempio attraverso l’apertura di numerosi musei nei prossimi anni e l’apertura del paese alle grandi rotte turistiche internazionali, oppure, infine, come nuovo protagonista anche nel mondo dello sport, con grandi eventi e manifestazioni internazionali, dalle gare automobilistiche, al calcio, al tennis. In linea con la Saudi Vision 2030, attraverso iniziative come la Saudi Green Initiative e il progetto NEOM, ha anche avviato una strategia di investimento nel settore non petrolifero, nelle energie rinnovabili, nella finanza, nel turismo, nell’industria manifatturiera, nelle nuove tecnologie. Al contempo, Riyadh gioca un ruolo chiave nell’implementazione dell’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC) – iniziativa multilaterale che si pone in via alternativa e complementare alla Belt and Road Initiative (BRI) –, strategia, questa, che le permetterebbe di rafforzare i legami con l’Occidente e bilanciare l’influenza cinese nell’attuale supply chain globale.
Al contempo, gli Emirati Arabi Uniti da anni perseguono un’ambiziosa agenda di politica economica ed estera, anche sfruttando l’occasione offerta dall’EXPO, con città come Dubai diventata ormai uno degli hub finanziari più importanti al mondo. In linea con queste ambizioni, hanno avviato una strategia di diversificazione energetica rivolta anche all’Africa. Tra l’altro, gli investimenti emiratini nel continente africano hanno raggiunto, tra il 2019 e il 2023, i 110 miliardi di dollari, posizionandoli tra i principali partner economici del continente. Inoltre, le compagnie emiratine DP World e AD Ports controllano numerose infrastrutture portuali africane, mentre i fondi Mubadala e Dubai Investment Fund gestiscono vari asset minerari. Nel settore energetico, poi, Masdar e AMEA Power hanno investito 72 mld di dollari nelle rinnovabili. Inoltre, la costruzione dei cavi sottomarini Africa-1 e 2Africa potrebbe rendere gli EAU un hub digitale globale.
Anche il Qatar – nonostante abbia ampliato le capacità produttive del giacimento North Field West inerente alla produzione di GNL (sino a 142 mln di tonnellate annue entro il 2030) – ha attuato una strategia di diversificazione economica. Doha, infatti, ha lanciato nel gennaio 2024 la terza fase della National Development Strategy, volta a promuovere la crescita del settore non oil&gas al 4% annuo entro il 2030, attraverso incentivi agli investimenti esteri, lo sviluppo del settore privato e la digitalizzazione delle infrastrutture.
Parallelamente al loro rafforzamento sul piano economico e finanziario, è andato affermandosi anche il crescente ruolo politico e diplomatico delle monarchie del Golfo, supportato non solo dalla forza degli investimenti finanziari ma anche da una politica estera protagonista in molti fora multilaterali e nell’arena internazionale.
Arabia Saudita e Qatar, infatti, sono emersi come principali mediatori rispettivamente nel conflitto russo-ucraino e in quello israelo-palestinese. Nello specifico, l’Arabia Saudita – dopo aver ospitato nell’agosto 2023 un vertice a Gedda con oltre 30 paesi, tra cui Stati Uniti, Unione Europea, Cina e India, per promuovere il dialogo sulla pace – ha promosso, a partire dal mese di marzo 2025, una serie di colloqui tra Federazione Russa, Ucraina e Stati Uniti, con l’obiettivo di negoziare un cessate il fuoco, ma insieme agli Emirati era stata già protagonista anche di una serie di iniziative per favorire lo scambio di prigionieri tra le parti in guerra. Questi sforzi dimostrano come Riyadh stia consolidando la sua posizione di mediatore globale, rafforzando la propria autonomia geopolitica senza rinunciare ai suoi legami strategici e rafforzandone anche il ruolo, quale nuovo centro della diplomazia internazionale.
Il Qatar, invece, è stato protagonista, il 15 gennaio 2025, del raggiungimento di un cessate il fuoco della durata di 42 giorni tra Israele e Hamas. Facilitando l’implementazione di un protocollo umanitario, Doha si è garantita un ruolo di primo piano in tale scenario. Ruolo rivestito anche in altre importanti vicende, dall’Afghanistan in passato alla Siria, in tempi più recenti.
I paesi del Golfo quindi, al di là della loro importanza nel settore energetico, hanno saputo dare vita nel tempo a strategie di affermazione nel panorama internazionale, puntando sulla loro solidità economica e la stabilità politica, garantita anche da leadership solide e ambiziose, promuovendo i propri interessi strategici ed economici con determinazione. Diventando così partner fondamentali per tutti grandi player mondiali non più solo in ambito energetico. Un ruolo che certamente continueranno a svolgere anche nei prossimi anni.
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