I rapporti tra Bruxelles e Rabat e l’ombra di Pechino in Nord Africa
La CGUE si è pronunciata sul Sahara occidentale con una sentenza che potrebbe avere un peso nel partenariato tra l’Unione e il Marocco. Mentre la Cina rafforza la sua presenza nella regione
A inizio ottobre, la Corte di Giustizia europea ha ufficialmente invalidato gli accordi su pesca e agricoltura tra l’Unione europea e il Marocco. La decisione ha segnato una rara vittoria per il diritto all’autodeterminazione del popolo sahrawi. Ma potrebbe infliggere anche una battuta d’arresto agli obiettivi UE in Nord Africa e offrire alla Cina l’opportunità di espandere la propria influenza nel Mediterraneo occidentale.
Nello specifico: il 4 ottobre, la CGUE ha respinto l’appello della Commissione europea e stabilito che gli accordi UE-Marocco non debbano includere il territorio del Sahara occidentale. La sentenza suggella una disputa decennale circa la validità degli accordi su agricoltura e pesca stipulati tra Bruxelles e Rabat nel 1988, che la Corte aveva invalidato a più tornate nel 2016 e 2018. Le intese avrebbero infatti riguardato l’esportazione di prodotti marocchini anche dal Sahara occidentale, che il Marocco considera parte delle proprie province meridionali e che dal 1975 è – tuttavia – conteso tra il regno alawita e gli indipendentisti sahrawi del Fronte Polisario, sostenuti e acquartierati dall’Algeria.
In risposta, la Commissione aveva negoziato un nuovo accordo con Rabat nel 2019, le cui provvisioni avrebbero esplicitamente incluso anche il Sahara occidentale a seguito della consultazione di alcuni stakeholders presenti sul territorio. Confermando in appello la decisione già raggiunta nel 2021, la Corte ha quindi ritenuto la misura insufficiente a garantire il consenso agli accordi del popolo sahrawi. Ulteriori intese Marocco-UE che includano la regione dovranno cessare entro un anno. Il rinnovo degli accordi del 2019, scaduti lo scorso luglio, era rimasto sinora condizionato al pronunciamento finale della Corte.
La sentenza rilancia la questione sahrawi nel momento in cui il consesso europeo sembra – al contrario – volgersi a favore delle ambizioni di Rabat. L’orientamento della Corte cozza in particolare con la politica estera di Spagna e Francia, primi partner commerciali del regno alawide e pronunciatisi per la sovranità marocchina sul Sahara occidentale nel marzo 2022 e nel luglio 2024. In questo quadro, il supporto alla marocanité della regione rappresenta un viatico preferenziale alla cooperazione con il Marocco, tramite la quale Madrid argina i flussi migratori attraverso lo stretto di Gibilterra e Parigi tenta di arrestare l’erosione della propria influenza in Nord Africa.
Territorio strategico per la proiezione economica del regno verso i paesi ECOWAS e il Sahel, il Sahara occidentale è anche centro nevralgico della transizione energetica del Marocco (che punta a produrre il 52% della propria elettricità dagli impianti eolici e fotovoltaici concentrati sul territorio) e della sua produzione ittica. Quest’ultima equivale a circa il 3% del PIL marocchino e dipende in primis dalle esportazioni verso Francia, Italia e Spagna.
In questo quadro, la sentenza della CGUE rescinderebbe le licenze di pesca concesse ai navigli europei nelle acque prospicienti al Sahara occidentale. E potrebbe mettere in discussione, nel medio periodo, anche i massicci investimenti europei sul partenariato energetico UE-Marocco, volti a favorire lo svezzamento dell’UE dal gas russo. La questione sahariana è materia sensibile anche per la gestione delle migrazioni trans-mediterranee: negli ultimi anni, Rabat ha più volte ventilato la riapertura delle proprie frontiere con lo stretto di Gibilterra e le Canarie qualora gli accordi su pesca e agricoltura fossero venuti meno. Una leva negoziale già utilizzata nel 2022, quando la Spagna aveva riconosciuto la sovranità marocchina sul Sahara occidentale pur di facilitare la cooperazione frontaliera con il regno.
Sviluppi, questi, non sfuggiti all’occhio della Cina. Venerdì 22 novembre, a neppure due mesi dalla sentenza, il presidente cinese Xi Jinping ha lasciato il Marocco a chiosa di una breve (e tempestiva) visita a Casablanca, dove ha incontrato il primo ministro marocchino Aziz Akhannouch e il principe ereditario Moulay El Hassan, in rappresentanza di suo padre re Mohamed VI. Presentato come un pit stop dell’aereo di Xi sulla via del ritorno da una visita di Stato in Brasile, l’incontro si è concluso con l’impegno di Cina e Marocco a supportare gli “interessi chiave” e “la sovranità, stabilità e sicurezza” l’una dell’altro.
In altre parole, è presumibile che Pechino punti a sfruttare le frizioni tra Corte e Commissione europea per accelerare la propria penetrazione in Marocco e Nord Africa. Negli ultimi anni, le flotte di pesca cinesi hanno gradualmente risalito le coste occidentali dell’Africa, acquisendo o costruendo basi portuali in Ghana, nel Golfo di Guinea e nella Mauritania settentrionale, al confine sud del West Sahara. Il ritiro dalle acque sahariane dei pescherecci europei offrirebbe alla flotta di pesca oceanica cinese, forte di 3000 imbarcazioni, l’opportunità di espandere le proprie attività dalla base mauritana di Noadhibou verso uno dei quadranti più ricchi (e pericolosamente sovrasfruttati) dell’Atlantico, sulle coste del Sahara occidentale. E’ probabile anche che, con il perdurare dello stallo UE-Marocco, Pechino rafforzi i propri investimenti sul porto di Dakhla, capitale del Sahara a controllo marocchino e fulcro del potenziamento infrastrutturale promosso da Mohamed VI nella regione.
Ma va anche ricordato che i fondali delle acque sahariane, tra la costa e le isole Canarie, ospitano giacimenti ricchi di cobalto e tellurio. Con le compagnie UE potenzialmente impossibilitate a operare nell’area, la Cina potrebbe far leva sui propri massicci investimenti nel comparto rinnovabili marocchino per ottenere licenze esplorative e consolidare il proprio virtuale monopolio sui minerali critici, fondamentali per la transizione energetica e lo sviluppo tecnologico globale. Non sorprende, a conti fatti, che due giorni dopo la visita di Xi sia stato il commissario europeo Varhely ad accorrere in Marocco per promettere nuovi partenariati tra il regno e l’UE.