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Il futuro della Wagner passa anche dalla Libia

Il Cremlino sta pensando a come ristrutturare gli ex mercenari di Prigozhin: dalle dinamiche in Cirenaica si potranno analizzare valore e senso dei cambiamenti. Il punto di vista di Daniele Ruvinetti

I mercenari del Wagner Group rimangono impegnati in operazioni di combattimento all'estero e in attività di presenza/influenza, nonostante il leader fondatore della società, Yvegney Prigozhin, sia morto in un incidente aereo il 23 agosto insieme a due figure chiave per l'organizzazione come Dmitri Utkin e Valery Chekalov (in realtà va anche aggiunto che la domanda "Prigozhin è morto davvero?" domina ancora il motore di ricerca russo Yandex, però questo è un altro discorso). Ma per la Wagner è in corso una grande operazione di ristrutturazione aziendale, sia nel management sia operativa. E Wagner non è un'azienda comune, essendo parte della presenza strategica russa su dossier sensibili.

Per comprendere come gli uomini della società stanno procedendo in questa complessa e delicata fase di transizione c'è un territorio su tutti da osservare: l'Africa. Per anni, la Wagner è stato il braccio operativo con cui il Cremlino ha sposato attività ibride nel continente, agendo al fianco dei gruppi golpisti nel Sahel o di milizie ambiziose in Libia e altrove. Per esempio, dal Mali, arrivano (sui gruppi Telegram specializzati) foto recenti dei mercenari russi impegnati in attività di addestramento delle forze locali e di combattimento contro il Movimento per la salvezza dell'Azawad nella regione di Goa.

Nella Repubblica Centrafricana, nelle scorse settimane, la Wagner è stata per la prima volta impegnata contro un gruppo di ribelli noto come Return, Reclamation, and Rehabilitation. In Burkina Faso, quelli che potrebbero essere membri della società russa sono emersi alle spalle della giunta golpista che un anno fa esatto ha rovesciato il governo regolare. Ma dietro a queste attività si muove qualcosa di nuovo: il viceministro della Difesa russo, Yunus-Bek Yevkurov, ha recentemente visitato le aree in cui opera Wagner, viaggiando in Siria, Libia, Mali, Burkina Faso e Repubblica Centrafricana.

Secondo le informazioni che circolano, sembra che Yevkurov sia impegnato in una doppia attività. Da una parte vorrebbe inquadrare con una forma più regolare, controllata e strutturata, la Wagner sotto l'egida del Gru, l'intelligence militare, e dunque usarla come attore armato da muovere in zone grigie. Dall'altra, sta intanto sollecitando le autorità africane a rifiutare la cooperazione diretta con la società. A queste vengono offerti sostegno ufficiale, cooperazione tecnico-militare e società armate private già direttamente affiliate all'intelligence militare russa come alternativa. Il senso è ridurre Wagner senza contratti e dunque portarla ad accettare la contrazione di indipendenza che vuole il Cremlino (già dagli ultimi periodi di Prigozhin, tanto che sarebbe essa ad averlo portato alla ribellione di giugno).

Secondo quanto riferito, l'esercito sta continuando a offrire ai soldati della Wagner la possibilità di trasferirsi a un'altra compagnia militare privata, la Redut, che ha già avviato la sua attività in Ucraina (integrandosi/sostituitendosi/assorbendo gli uomini della Wagner), sta espandendo la sua presenza in Siria e si sta avventurando in Libia.

Ed ecco che la Libia diventa terreno sperimentale. Il contesto caotico e il grip storico che le forze russe hanno in Cirenaica possono diventare terreno di test per il un funzionamento della "Wagner post Wagner". Come il governo del siriano Bashar al-Assad, che non ha finora rimosso i mercenari russi dalle loro posizioni, ma accetterà quanto il Cremlino gli propone perché non pare in una posizione di poter trattare su chi gli garantisce la sicurezza, lo stesso potrebbe fare Khalifa Haftar.

Il generalissimo che guida l'Esercito nazionale libico, la milizia che controlla militarmente parte della Cirenaica, recentemente è stato a Mosca – come quando sei anni fa firmò gli accordi di collaborazione con la Wagner, in una riunione da cui uscì una delle prime foto che riprendevano Prigozhin impegnato più o meno pubblicamente in un vertice con rappresentati stranieri e funzionari del governo russo.

La visita di Haftar a Mosca del 26 settembre ha avuto molteplici dimensioni. Ha affrontato non solo la questione urgente della devastante alluvione di Derna (che è tecnicamente all'interno della fascia di amministrazione haftariana del Paese), ma anche la creazione di una struttura militare ufficiale russa a Tobruk o Bengasi. Una questione che pare sia stata precedentemente concordata durante la visita di Yevkurov in agosto. Da lì, oltre che aprirsi un porto di affaccio nel Mediterraneo, la Difesa russa dovrebbe coordinare anche le attività dei mercenari, che sono acquartierati tra Bengasi, Sirte e al Jufra.

La presenza di Wagner rimane una questione molto delicata, esacerbata non solo dagli sforzi di Mosca di ristrutturare quel ruolo "privato" e troppo indipendente avuto dalla società di Prigozhin, ma anche dalle sfide logistiche. La società è messa allo stretto. Non può per esempio utilizzare la base siriana di Hmeimim, scalo tecnico per i rifornimenti verso l'Africa, perché il ministero glielo ha vietato dopo l'ammutinamento di giugno. Un altro braccio di ferro per "affamare" la Wagner e portarla alla regolarizzazione (o sottomissione).

Un incidente degno di nota si è verificato l'11 o 12 settembre a Homs, in Siria, quando l'aviazione russa ha quasi abbattuto un aereo da trasporto militare della Wagner che stava atterrando all'aeroporto T4. L'aereo trasportava oltre 100 mercenari siriani reclutati da Wagner per sostenere le posizioni di Haftar intanto sotto forma di deterrenza (in futuro, visto il disequilibrio libico, chissà).
Secondo informazioni provenienti da canali Telegram affiliati a Wagner, la situazione è stata risolta attraverso negoziati tra Yevkurov e i mercenari. I mercenari avevano minacciato di colpire una struttura militare russa non ufficiale in Libia. Inoltre, nonostante la richiesta contraria di Mosca, il governo siriano ha concesso ai mercenari l'accesso al campo d'aviazione T4, recentemente utilizzato anche dagli iraniani. La storia è rappresentativa.

L'attuale leadership di Wagner, che comprende figure come Pavel, figlio di Prigozhin a cui sono state già intestate alcune attività del gruppo, il capo della sicurezza Mikhail Vatanin e il leader militare Anton "Lotus" Elizarov, sta cercando in tutti i modi di mantenere l'autonomia. Sono in corso contatti incrociati, che vanno dall'Iran all'Africa, mentre la Difesa russa spinge sul processo di frammentazione.

Da un lato ci sono le necessità del Cremlino, legate all'inaccettabilità di avere tra i satelliti del potere un'entità in grado di ammutinarsi in modo simbolico e scioccante. Da un altro c'è però l'altra necessità: non perdere la quota di influenza conquistata in alcuni contesti e dossier grazie alla penetrazione del gruppo. C'è poi una terza facciata, quella che riguarda gli attori esterni: figure come Haftar hanno bisogno della Wagner e vogliono dalla Russia forme di garanzia serie, anche perché sono sotto una pressione molto intensa da parte degli Stati Uniti, che – anche approfittando della situazione – chiedono al generale di interrompere la collaborazione. Dalle evoluzioni si potrà analizzare il futuro della Wagner.

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