Il Pakistan forse torna a commerciare con l’India
Il Pakistan potrebbe tornare a riaprire le proprie frontiere allo scambio commerciale con l’India. Il punto di Guido Bolaffi
Il Pakistan riapre la frontiera all’interscambio commerciale con l’India? Forse. Domanda legittima visto che giovedì 23 marzo Ishaq Dar, ministro delle Finanze del nuovo governo pakistano guidato da Shehbaz Sharif, analizzando le ragioni della drammatica situazione economica del suo paese, tra una frase e l’altra, ha affermato: “We may seriously examine the question of resuming trade with India”.
Parole di scarso interesse per i più, ma non per i sempre vigili analisti delle agenzie internazionali di trading. Come ad esempio Mihir Sharma di Bloomberg, che il 29 del mese scorso sulle pagine di Economic Times nell’articolo Why Pakistan needs to get India to yes on trade scriveva: “Pakistani Finance Minister raised more than a few eyebrows when he said - almost as an aside- that his country’s new government would seriously look into matters of trade with India. A resumption of trade would be something of a climbdown for Pakistan, which cut off economic ties when Indian Prime Minister Narendra Modi unilaterally withdrew Kashmir's special constitutional status in 2019. Until now, Pakistan leaders have insisted they wouldn’t restore economic relations until the decision was reversed[...] Gains are potentially substantial, especially for a country as desperate for hard currency as Pakistan is today. The World Bank estimated in 2018 that Pakistan’s exports could increase by as much as 80% - about $ 25 billion at that point - if trade with India reached its potential”.
Per il Pakistan l’eventuale superamento dell’embargo politico alle merci indiane rappresenterebbe non solo una salutare boccata d’ossigeno dei suoi disastrati conti economici, ma una concreta misura di contrasto al dilagante traffico illegale di prodotti di tutti i tipi che quotidianamente arrivano e partono beffando i controlli alla dogana. Ed in particolare quello assai florido con l’India che per aggirare i divieti di frontiera “triangola” gli scambi via Emirati Arabi e Singapore.
Tanto è vero che in un Report pubblicato nel 2022 la State Bank of Pakistan nel capitolo Trade Integration between Pakistan and India affermava: “Presently, trade between Pakistan and India is taking place through three channels. The formal trade, through official means is marginal; illegal trade takes place through smuggling via porous Indo-Pak land borders and through Afghanistan; trade also takes place through third countries. These include mainly Dubai and Singapore, which are free ports and accommodate legal agents of traders from both India and Pakistan”.
Non a caso nel 2022, secondo i calcoli pubblicati dall’OEC World, mentre lo scambio commerciale indo-pakistano (in dollari) “triangolato” via Dubai e Singapore superava quota 5 miliardi, l’export ufficiale pakistano (sempre in dollari) verso l’India non superava 18,1 milioni e quello indiano verso il Pakistan 653 milioni.
Al momento è difficile dire se le parole “aperturiste” del ministro delle Finanze Ishaq Dar troveranno concreta accoglienza nella politica pakistana. Di sicuro esse testimoniano, se non la convinzione almeno la percezione, di chi oggi governa un paese impoverito, martoriato dal terrorismo e sull’orlo del default finanziario di provare a voltare pagina rispetto al passato. E riattivare i canali di comunicazione con la comunità politica ed economica internazionali dopo gli anni dell’aggressiva, distruttiva verbosità populista del governo di Imran Khan.
Non a caso, scriveva Mihir Sharma nel pezzo su menzionato: “Dar’s statement should not come as a complete surprise. His party, the Pakistan Muslim Leage-N, has very particular class basis. It’s an alliance between the semi-urban petty bourgeoisie and large industrialists [...] These constituencies have always seen benefits - for themselves and for Pakistan - of normalizing trade with a large and growing India”.
Ma c’è un ma. Viste le tortuose complessità della politica pakistana, anche se la proposta del ministro delle Finanze pakistano di superare il niet commerciale con l’India imposto dal suo governo nel 2019 trova favorevoli il Presidente Asif Ali Zardari ed Primo Ministro Shahbaz Sharif, è pur vero però che, come maliziosamente notava C. Raja Mohan su Indian Express dello 29 marzo scorso: “Then there is the Pakistan Army. When Dar talked about consulting stakeholders on trade, he was referring to the military. Army Chief General Syed Asim Munir has not said very much about India so far - so it is not known where he stands”.