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Il Sudafrica alla guida del G20: un’opportunità per l’intero continente

Consapevole del proprio ruolo, Pretoria ha inserito tra le priorità della sua presidenza alcune delle istanze più urgenti per l’Africa e il Global South, sotto il motto di “solidarietà, uguaglianza e sostenibilità”. Il 20-21 febbraio a Johannesburg vi sarà la riunione ministeriale degli Esteri.

Il 1° dicembre 2024 il Sudafrica ha assunto la presidenza del G20, il forum economico intergovernativo che riunisce diciannove paesi e due organizzazioni internazionali regionali, detentori complessivamente di circa l’85% del PIL mondiale. La rappresentanza africana nel gruppo aveva già conosciuto un’evoluzione importante con l’ingresso dell’Unione Africana (UA) nel 2023, ma questa è la prima volta che un paese del continente assume la guida del forum dalla sua fondazione nel 1999. Consapevole dell’importanza del proprio ruolo, Pretoria ha inserito tra le priorità della sua presidenza alcune delle istanze più urgenti per l’Africa, come quelle riguardanti il debito pubblico, le infrastrutture e la resilienza climatica. Al tempo stesso, sotto il motto di “solidarietà, uguaglianza e sostenibilità”, il suo mandato si pone anche in continuità con le ultime presidenze del G20 (Indonesia, India e Brasile) nel portare avanti le rivendicazioni dell’intero Sud Globale.

Dal 1994, anno delle prime elezioni libere che portarono alla revisione costituzionale del 1997 e alla definitiva abolizione del regime di segregazione razziale istituzionalizzata (Apartheid), il paese è guidato dall’African National Congress (ANC), che ha sempre ottenuto la maggioranza assoluta nelle diverse tornate elettorali. Tuttavia, nelle elezioni del 2024, pur con la riconferma del presidente uscente Cyril Ramaphosa, per la prima volta l’ANC non ha replicato questo risultato, rendendo necessaria la formazione di un governo di coalizione. Tale esito è anche un riflesso delle difficoltà che il paese ha incontrato nel tradurre i successi ottenuti nel processo di democratizzazione in progressi economici e sociali. Permangono, infatti, forti disuguaglianze economiche tra le diverse etnie e una povertà diffusa che colpisce circa il 30% della popolazione. Inoltre, lo sviluppo economico risulta influenzato da alcuni limiti strutturali, quali elevata disoccupazione (33,5% nel 2024), ridotta produttività e accentuate carenze nelle infrastrutture. Spicca, in particolare, il fenomeno del load-shedding, ovvero l’interruzione programmata dell’elettricità, necessaria a evitare il sovraccarico della rete. Iniziate nel 2007, dal 2022 le interruzioni si sono intensificate, ma nel corso del 2024 hanno mostrato una significativa diminuzione. Più in generale, a inizio 2025 gli analisti sembrano ottimisti riguardo alle possibilità di ripresa economica del paese, dopo il forte shock prodotto dalla pandemia da Covid-19.

Nonostante i limiti sopraelencati, infatti, l’economia sudafricana è la più avanzata tra quelle del continente, con il settore dei servizi che contribuisce per quasi due terzi del PIL nazionale, trainato soprattutto dalla finanza (la borsa di Johannesburg è infatti la più grande dell’Africa). Accanto al terziario, un forte contributo alla ricchezza del paese viene poi dalla manifattura e dalle esportazioni di prodotti minerari, tra cui molti minerali critici. Il Sudafrica è, infatti, il maggior produttore mondiale di elementi del gruppo del platino (PGM) e possiede i più vasti giacimenti conosciuti di oro, a cui si aggiungono ingenti quantità di manganese, iridio e nichel. Di fondamentale importanza è anche il carbone, da cui Pretoria ricava ancora oltre l’80% della sua produzione di energia elettrica e di cui è il maggiore esportatore tra i paesi africani (e tra i primi al mondo).

Accanto a questi settori, negli ultimi anni il Sudafrica ha anche adottato strategie mirate in ambiti quali l’energia e il digitale, con l’obiettivo di capitalizzare le risorse del territorio e dare nuovo slancio al paese. Per quel che concerne il settore dell’energia, Pretoria ha lanciato nel 2022 l’Energy Action Plan per rispondere alle gravi carenze di approvvigionamento energetico, attraverso lo sfruttamento delle sue ampie risorse energetiche, sia fossili, come il gas naturale, che rinnovabili. I circa 400.000 chilometri quadrati di territorio semidesertico e l’esteso litorale battuto da forti venti garantiscono, infatti, un elevato potenziale di energia solare ed eolica. Lo sviluppo di tali risorse, supportato, già nel 2011, dal Renewable Energy Independent Power Producer Procurement Program, può anche contare sul supporto di attori internazionali, ad esempio nell’ambito della Just Energy Transition Partnership stretta con l’Unione Europea nel 2021.

Analogamente, Pretoria sta portando avanti una campagna d’investimenti anche nel settore digitale, come delineato nel Digital Economy Master Plan (DEMP) del 2021. Il piano, che si allinea alla strategia generale di sviluppo del paese (National Development Plan), prevede una serie di investimenti volti a ottenere la completa e capillare connessione del territorio – che si attestava al 78% nel 2020 e che dovrebbe raggiungere il 100% nel 2030, secondo il piano nazionale South Africa Connect –, oltre alla digitalizzazione di diversi settori. Tra questi figurano il servizio pubblico e la fintech, settore in cui il Sud Africa si è attestato nel 2023 come uno dei principali investitori nel continente, insieme a Nigeria e Kenya.

Per quanto riguarda il commercio estero, Cina e Stati Uniti sono i player che detengono la maggiore quota di interscambio con il Sudafrica. Tuttavia, se considerata nel suo insieme, è l’Unione europea il principale partner commerciale del paese africano, oltre che la principale fonte di investimenti diretti esteri. Le relazioni con i paesi europei sono favorite, in particolare, dall’Economic Partnership Agreement (EPA), accordo che riunisce l’UE e sei stati membri della Comunità di sviluppo dell'Africa meridionale (Southern African Development Community, SADC), tra cui il Sudafrica, garantendo una riduzione delle barriere tariffarie e quantitative. La promozione del libero scambio rappresenta, infatti, una delle priorità di Pretoria, anche nelle relazioni con gli altri paesi africani, tanto nell’ambito della SADC – all’interno della quale detiene l’80% del PIL complessivo –, quanto su scala continentale. Pretoria è stata, infatti, una delle maggiori promotrici dell’African Continental Free Trade Agreement (CFTA) del 2018, che costituisce parte essenziale dei programmi dell'Agenda 2063 dell’UA e che è destinata a rendere l’Africa la più grande area di libero scambio al mondo.

Queste posizioni si inseriscono nel più ampio concetto di “African Renaissance”, che vede nello sviluppo dell’intero continente africano un elemento imprescindibile per la crescita del Sudafrica. Introdotta da Nelson Mandela nel 1994 e poi elaborata come dottrina politica dal suo successore Thabo Mbeki, questa concezione è stata recuperata con convinzione dall’attuale presidente. Dopo il decennio di presidenza di Jacob Zuma (2009-2018), durante la quale l’influenza internazionale del Sudafrica si era fortemente ridotta, Ramaphosa ha infatti dimostrato fin da subito la volontà di riaffermare il ruolo del paese non solo nei consessi continentali, ma anche in quelli globali. Cruciale, in questo senso, l’appartenenza ai BRICS, sebbene il ruolo di Pretoria come esclusivo rappresentante degli interessi africani – tra l’altro contestato da altri paesi del continente – sia venuto meno con l’ingresso di Egitto ed Etiopia nel gruppo a inizio 2024, così come è avvenuto nell’ambito del G20 con l’ingresso dell’UA. La partecipazione del Sudafrica a un gruppo, come quello dei BRICS, che riunisce alcuni paesi dalle forti tendenze antioccidentali, così come le posizioni assunte da Pretoria in merito ai conflitti in corso in Ucraina e a Gaza hanno creato, negli ultimi anni, alcune tensioni con i tradizionali partner occidentali. Tuttavia, il nuovo governo – anche in virtù dell’eterogeneità di visioni relative alla politica estera – pare in realtà propendere perlopiù per una strategia di accentuato multi-allineamento.

Una linea di politica estera, questa, che sembrerebbe più adatta a portare avanti gli interessi nazionali del Sudafrica, come dimostrano ad esempio le sue ampie e diversificate relazioni commerciali o il supporto fornito dai principali attori internazionali all’economia del paese. Al tempo stesso, i consessi multilaterali costituiscono la via privilegiata attraverso cui Pretoria intende affermarsi come attore globale. In questo senso, basti ricordare che negli ultimi anni il paese è stato membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (2019-20), ha ospitato il Summit dei BRICS (2023) e ora presiede, come si è detto, il G20. Oltre a testimoniare, in generale, lo spiccato attivismo nelle relazioni internazionali, questi ruoli hanno anche mostrato la volontà del Sudafrica di presentarsi come soggetto promotore degli interessi africani e di quelli del Sud Globale.

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