Il summit BRICS 2024: tra ambizioni condivise e contraddizioni interne
Il forum dei paesi BRICS riunito a Kazan a fine ottobre continua a veder crescere la sua influenza a livello internazionale. Il ruolo di Cina e India al forum e la competizione con l’Occidente. Una breve sintesi dei lavori dell’incontro.
Dal 22 al 24 ottobre 2024 si è tenuta a Kazan, in Russia, la sedicesima edizione del Summit BRICS, l’incontro annuale dei paesi membri del forum fondato nel 2009. Quest’anno, oltre ai membri originari (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e ai nuovi paesi che si sono aggiunti all’inizio del 2024 dando vita al BRICS+ (Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti), hanno partecipato anche i rappresentanti di altri stati, per un totale di trentasei delegazioni presenti. Tra questi, vi erano i delegati di Algeria, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Indonesia, Kazakistan, Malesia, Nigeria, Thailandia, Turchia, Uganda, Uzbekistan e Vietnam, in qualità di paesi interessati all’adesione.
Alla conferenza ha preso parte anche il segretario Generale ONU, Antonio Guterres, che ha incontrato, per la prima volta dall’invasione russa dell’Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin. Numerosi sono stati i temi trattati, poi raccolti nella Dichiarazione di Kazan, documento conclusivo del vertice, i cui contenuti evidenziano, tuttavia, una limitata uniformità di vedute tra i membri. Il gruppo dei BRICS – che riunisce alcuni tra i principali paesi del cosiddetto Sud Globale e rappresenta circa metà della popolazione mondiale e il 35% del PIL (a fronte rispettivamente del 10% e 30% dei paesi G7) – è caratterizzato, infatti, da notevoli difformità economiche, politiche e sociali tra i suoi membri.
Sia nei diversi incontri, che nella Dichiarazione finale, non sono mancati riferimenti in merito ai conflitti in corso. I leader si sono espressi sulla crisi mediorientale condannando le azioni di Israele a Gaza e in Libano e auspicando la de-escalation e il rispetto del diritto umanitario. Molto meno spazio è stato invece dedicato al conflitto in Ucraina. Nell’unico paragrafo relativo alla questione, non si trovano riferimenti ad una visione condivisa, ma solamente un richiamo alle posizioni già espresse dai singoli paesi. Restando in materia di sicurezza va, inoltre, menzionato il bilaterale tra il presidente cinese Xi e il premier indiano Modi (il primo dal 2019), che si è tenuto ai margini del summit e che ha portato a un accordo su una serie di punti riguardanti le relazioni tra Delhi e Pechino, in particolare rispetto alle tensioni frontaliere nella regione del Ladakh.
Un altro dei pilastri su cui si sono imperniati i lavori di Kazan è quello economico-finanziario. I BRICS, infatti, sin dalla loro nascita, si sono mossi per una ristrutturazione dell’ordine economico internazionale fondato principalmente sul dollaro. Sebbene questa volta, diversamente dal summit 2023 di Johannesburg, non vi sia stato alcun riferimento esplicito alla creazione di una moneta unica BRICS, è stata sottolineata l’importanza delle valute locali nelle transazioni internazionali. In tal senso si colloca la creazione del BRICS Clear, sistema di liquidazione e compensazione degli scambi tra paesi membri (e partner) alternativo allo SWIFT occidentale, e del BRICS Interbank Cooperation Mechanism (ICM) quale sistema di cooperazione bancaria dell’organizzazione. Su proposta della Russia si è discussa, inoltre, la creazione di una BRICS Grain Exchange Platform per il commercio di cereali, da estendere, eventualmente, anche ad altri settori agricoli e non.
Numerosi sono stati, tuttavia, i punti di divergenza interni alla compagine BRICS. Così come non vi è intesa sulla necessità di una moneta unica, non tutti – in particolare India, Sud Africa ed Emirati Arabi Uniti – intendono svincolarsi totalmente dal dollaro, soprattutto laddove questo implicherebbe un rafforzamento significativo dello yuan cinese. In aggiunta, la New Development Bank (NDB), l’istituzione finanziaria dei BRICS creata per sostenere progetti di investimento in sostituzione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, ha capacità di azione ancora ridotte rispetto a queste ultime. Nel 2021, ad esempio, la NDB ha mobilitato 29,7 miliardi di dollari, rispetto ai 157 miliardi della Banca Mondiale. Dati, questi, che rendono alcuni paesi membri alquanto reticenti sull’eccesivo sbilanciamento a favore di tale nuova istituzione finanziaria rispetto a BM e FMI.
Al vertice di Kazan, si è discusso anche di un ulteriore allargamento del forum, con l’introduzione della categoria di partner country, intesa come stadio preliminare all’adesione effettiva. Anche in questo ambito permangono visioni differenti. All’entusiasmo della Cina per un ampliamento dei BRICS, si contrappone, infatti, l’approccio più cauto di Brasile e India, che non condividono l’orientamento sempre più antioccidentale attribuito da Pechino – così come da Mosca – a tale allargamento. Sembrerebbe ricollegarsi a questi timori, ad esempio, il veto posto dal presidente brasiliano Lula all’accesso, come partner country, del Venezuela, il cui posizionamento internazionale sempre più allineato con le posizioni della Federazione Russa desta serie preoccupazioni tra gli altri paesi del Sudamerica. Non a caso, il presidente Maduro ha colto l’occasione del summit per recarsi a Kazan e ribadire il suo pieno sostegno a Putin.
Un’altra visita di particolare rilievo è stata quella del presidente turco Erdoğan – unico leader di un paese NATO presente al summit –, che ha fatto seguito alle dichiarazioni di interesse per una possibile adesione della Turchia ai BRICS. Un interesse che sembrerebbe motivato soprattutto dalla prospettiva di nuove partnership economiche, senza particolari risvolti di carattere politico e militare. Lo stesso vale anche per l’Arabia Saudita che sta ancora valutando l’invito ad unirsi ai BRICS – nell’ambito dei quali potrebbe estendere le proprie relazioni economiche –, lavorando, però, nel frattempo a un nuovo accordo di mutua difesa con gli Stati Uniti. È significativo notare, a riguardo, che in contemporanea con la presenza a Kazan del ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan, il primo ministro Mohammed bin Salman si trovasse a Riad con il segretario di Stato americano, Antony Blinken.
L’attenzione di questi nuovi attori per il gruppo BRICS lascia ipotizzare che il forum sia destinato a diventare sempre più centrale negli anni a venire. Nonostante, come visto, vi siano significative differenze al suo interno, è innegabile che la sua crescita in termini economici e politici sia stata considerevole nel corso degli ultimi anni. Tra gli elementi che hanno concorso a questa crescita vi è stato il tentativo di dare voce – oltre che all’interno dei classici canali internazionali – alle prerogative dei paesi del Sud del Mondo, i quali stanno cercando di perorare le proprie istanze all’interno dei nuovi paradigmi delle relazioni internazionali contemporanee. In parallelo, l’emergere di uno schema multipolare ha spinto i nuovi attori a cercare un distanziamento dai principali player del sistema globale e a portare avanti una politica estera indipendente dai diversi schieramenti. In questo contesto, il gruppo dei BRICS sembra sia riuscito ad attrarre le attenzioni di queste nuove potenze in ascesa. Eppure, nonostante tutti i suoi componenti siano parte dei principali organismi internazionali – di natura economica come l’FMI o politica come l’ONU – e alcuni siano anche parte di alleanze più o meno formalizzate con i paesi del G7, come nel caso del QUAD, resta da chiedersi se il gruppo intenda configurarsi in maniera complementare oppure in contrasto con l’Occidente.
Infatti, la continua crescita di questo forum non può passare inosservata agli occhi di Washington e Bruxelles. Laddove il ruolo di Mosca e Pechino dovesse continuare a condizionare l’agenda del forum in funzione antioccidentale è possibile che lo schema di antagonismo G7 vs BRICS prenda piede. Viceversa, se paesi come India, Emirati Arabi ed Egitto riusciranno a portare avanti una politica più cooperativa con gli attori occidentali sarà possibile evitare la riproposizione della divisione del mondo in blocchi.