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Immigrazione, ricchezza avvelenata del Nepal

In Nepal, le rimesse degli emigrati contribuiscono a preservare il paese dal default finanziario con l’estero, ma la continua emigrazione rischia di produrre serie conseguenze sul piano demografico. Il punto di Guido Bolaffi

Il Nepal sull’orlo del default finanziario con l’estero si tiene a galla anche grazie alle rimesse dei suoi emigrati oltreconfine, che nel 2022, secondo l’ultimo Migration and Development Brief della Banca Mondiale, hanno inviato verso il loro paese un fiume di denaro di poco inferiore ai 10 miliardi di dollari. Una cifra enorme, non solo perché sul mercato dei cambi 1 dollaro statunitense equivale a 133,77 rupie nepalesi, e come scrivono gli esperti della Banca Mondiale, date le ridottissime dimensioni del suo Prodotto Lordo Interno, “Nepal, among the countries with remittance inflows that form a significant part of GDP, it ranks 9° globally with remittances equal to 23% of the GDP in 2022”, ma soprattutto se si commisura la sua dimensione con quella davvero ridotta dei suoi abitanti: 30 milioni di persone.

Nel caso del Nepal, infatti, il rapporto rimesse/popolazione è pari a 308,8. Mentre per due nazioni di emigrazione sue circonvicine, quali ad esempio il Pakistan (240 milioni di abitanti e rimesse di poco inferiori a $30 miliardi) o il Bangladesh (170 milioni di abitanti e rimesse di poco sotto i $22 miliardi), lo stesso rapporto scende a 124,5 per il primo e a 126,5 per il secondo.

Numeri che se tradotti in “dollari sonanti” equivarrebbero a $309,8 per ogni abitante del Nepal e a soli $124,5 e $126,5 rispettivamente per quelli del Pakistan e del Bangladesh.

Ecco perché proprio nel 2022 - quando in Nepal già si intravedevano le avvisaglie di una crisi economico-finanziaria che nei mesi successivi si sarebbe progressivamente aggravata fino al punto da richiedere l’intervento del Fondo Monetario Internazionale - il corrispondente di Al Jazeera, sulla base di una conversazione informale con l’allora Ministro delle Finanze, Janardan Sharma, nel pezzo Nepal turns to citizens abroad to help build forex reserves, scriveva: “Nepal is asking citizens living abroad to deposit funds in domestic banks as part of efforts to ensure the financial system has enough liquidity and to preserve foreign exchange reserves [...] remittances by overseas workers, which constitute near a quarter of the economy, are crucial for external payments”.

Per gli abitanti di questa piccola nazione dell’Asia meridionale - 148 mila km quadrati, che dalla pianura del Gange sale fino a toccare il cielo con l'Everest, senza sbocchi sul mare, marcata stretta dalla Cina a nord e dall’India a sud, dopo decenni di una feroce guerra civile conclusa nel 2008 con la caduta della monarchia e la nascita della Repubblica Federale Democratica del Nepal - l’emigrazione ha da sempre rappresentato una rischiosa ma irrinunciabile scelta di vita.

Come testimonia la drammatica morte a Gaza dell’immigrato nepalese Prabesh Bhandari narrata da Samik Kharel nell’articolo Nepali dreams turn into Israeli nightmare: “Prabesh Bhandari’s dream seemed within reach at the age 24. He wanted to save money to build a house for his family in Salyan district, Nepal. He had been invited to join a competitive cohort of aspiring agriculture professionals in Israel. But the unprecedented October 7 attack by the Palestinian armed group Hamas in southern Israel near the Gaza Strip meant that the death came to him before his first salary. On October 7, he and nine other Nepali trainees in the batch of 17 working in the same farm were dead”.

Nel marzo 2022, secondo il Nepal Economic Forum, As per the preliminary report of the 2021 census, 2.1 million Nepalis are abroad”. Un numero, però, che non tiene conto delle decine, centinaia di migliaia di irregolari e clandestini che ogni anno lasciano i confini patrii senza lasciare traccia, in direzione, soprattutto, di India, Arabia Saudita e Qatar.

L’elevato numero di coloro che per cercare fortuna all’estero lasciano quotidianamente il Nepal (si parla di 3 mila partenze al giorno) rischia però di produrre conseguenze assai gravi sul suo futuro demografico.

Basta leggere al riguardo quanto scrive Anand Chandrasekhar nel reportage pubblicato il 31 ottobre scorso su Swissinfo.ch: “Bhim Prasad Sapkota, responsabile della sanità pubblica presso il Ministero della Salute e della Popolazione del Nepal, è preoccupato per l’impatto dell’emigrazione sulla demografia del Paese. Il tasso di crescita annuale della popolazione è sceso dall’1,35% del censimento 2011 allo 0,92% del censimento 2021, il livello più basso registrato dal primo censimento del 1911. Anche il tasso di fertilità complessiva è sceso dal 2,6% del 2011 al 2,1% del 2022, sebbene l’uso dei contraccettivi moderni tra le donne sposate di età compresa tra i 15 ed i 49 anni si sia mantenuto sempre al 43%, almeno secondo il Nepal Demographic and Health Survey del 2022”.

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