In Pakistan la lotta al terrorismo volta pagina
In Pakistan la lotta al terrorismo volta pagina, dopo le decisioni assunte dal governo per contrastare la minaccia di nuovi attentati. Il punto di Guido Bolaffi
In Pakistan la lotta al terrorismo ha voltato pagina. Infatti, la scorsa settimana il Premier pakistano Shahbaz Sharif, preoccupato per il duro ammonimento ricevuto dalle massime autorità cinesi, in occasione della recente visita di Pechino, per le scarse misure di sicurezza assicurate dal suo paese ai dipendenti delle ditte del Grande Dragone impegnate nei mega progetti del China-Pakistan Economic Corridor e nel timore che il rischio attentati potesse indurre il Fondo Monetario Internazionale a rinviare l’erogazione al Pakistan dei 6 miliardi di dollari di aiuti promessi, ha varato un vero e proprio piano di guerra contro la piaga dell’insurrezionalismo armato.
Una decisione tanto più significativa perché testimonia, forse per la prima volta, la volontà della classe politica del paese di assumere in prima persona un compito per anni opportunisticamente delegato ai vertici militari.
Tanto é vero che sabato scorso 22 giugno, riferiva il quotidiano Pakistan Today nell’articolo Govt greenlights to reinvigorate counter-terrorism campaign : “ The Central Apex Committee on the National Action Plan (NAP), chaired by Prime Minister Shahbaz Sharif, approved the national counter-terrorism campaign Azm-i-Istehkam with consensus of all stakeholders including the Provinces, Gilgit-Baltistan and Azad Jammu and Kashmir".
Ed il giorno successivo, stando alle cronache di Dawn, l’altro quotidiano nazionale del paese: “ Defence Minister Khawaja Asif on Sunday in a noisy NA session criticised the opposition for opposing the newly announced counterterrorism operation called Azm-i-Istehkam as the the latter demanded that Parliament be taken into confidence before any offensive against militancy was lanced [...] The operation, vowing to unleash the full force of the country’s military, diplomatic, legislative and socio-economic arsenal to decisively defeat terrorism and extremism”.
A conferma della serietà dell’impegno assunto dall’Esecutivo di Islamabad contro il terrorismo vale forse la pena segnalare che martedì 19 giugno, cioé pochi giorni prima della discussione parlamentare del piano straordinario per la Sicureza Nazionale Azm-i-Istehkam, l’ambasciatore pakistano alle Nazioni Unite Munir Akram, intervenendo alla UN’s Fourth Review Conference of the Programme of Action (PoA) on Smal Arms and Light Weapons aveva fatto presente: “ Pakistan’s grave concern over the acquisition and use of modern and sophisticated smal arms by terrorists groups [...] has called on the United Nations for a concertated campaign to recover al weapons from terrorists groups such as Tehreek-i-Taliban Pakistan (TTP) because Terrorists and criminals do not manufacture these arms. They acquire them from illicit arms markets or receive them from entities that want to destabilise a particular region or country”.
Concetti espressi nelle stesse ore e negli stessi termini dal Primo Ministro che, illustrando in Parlamento le linee guida della Finanziaria 2024 varata dal governo, aveva affermato: “ The environmental needed to be made conducive for domestic and foreign investment[...] The enemy of country’s progress was every terrorist who spreads chaos and is busy in running off investment from country along with smugglers and those who spread political instability”
Il Pakistan sembra dunque aver preso consapevolezza del fatto che la liberazione dalla minaccia terrorista rappresenti un’assoluta priorità politica. Non solo in ragione del fatto che solo un governo capace di garantire ai cittadini la sicurezza di cui abbisognano ha qualche possibilità di riuscire ad imporre le riforme (ed i sacrifici) necessari per salvare un paese a due passi dal baratro. Tanto più se, come segnalava l’ultimo allarmato Report del Center For Research and Security Studies: “Pakistan has witnessed an upstick in terror activities after the banned militant Tehreek-i-Taliban Pakistan ended its ceasefire with the government in November 2022[...] Pakistan witnessed 1.524 violence-related fatalities and 1.463 injuries from 789 attacks and counter-terror operations in 2023, making a record six-year high”
Ma anche perché il terrorismo rischia di complicare non poco le relazioni internazionali della seconda più popolosa e potente nazione dell’Asia Meridionale. A partire da quelle con l’India e, soprattutto, con il pericoloso Afghanistan. Che Islamabad accusa di dare rifugio, se non addirittura appoggio, agli agguerriti terroristi Tehreek-i-Taliban.
A tale riguardo il giornalista di The Diplomat Eram Ashraf, commentando nel pezzo Is China Souring on Pakistan gli esiti degli incontri del Premier pakistano con i maggiorenti cinesi, evidenziava come: “While China may be focused on militancy inside Pakistan, Pakistan appears to be more concerned with what is happening inside Afghanistan. Although the 2024 Joint Statement between Islamic Republic of Pakistan and the People’s Republic of China spoke of cooperation and coordination between countries on Afghanistan, it made no mention of support for Afghanistan’s development as seen in the 2018 and 2022 joint statements”.