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Israele compie 75 anni

A settantacinque anni dalla sua Fondazione, lo Stato di Israele ha celebrato recentemente la sua indipendenza. Il commento di Anna Maria Cossiga

Israele festeggia i 75 anni della sua indipendenza. Il 14 maggio del 1948, David Ben Gurion, primo premier dello Stato ebraico, ne annunciava la fondazione proclamando la Dichiarazione d’Indipendenza.

Le celebrazioni ufficiali in Israele, però, hanno avuto inizio la sera del 25 aprile e sono terminate quella del 26. Quella che a noi appare come una discordanza tra la data “reale” dell’avvenimento e quella dedicata da Israele alla ricorrenza è del tutto spiegabile se si conosce la tradizione culturale di un paese giovane e, insieme, molto antico. È con questo spirito di “conoscenza” e di approfondimento che vorremmo celebrare il “compleanno” dello Stato ebraico; di un paese e di una nazione che, ancora prima di essere riconosciuti formalmente nel contesto internazionale, aspiravano nello stesso tempo alla “normalità” e alla “distinzione”. Nel 2022, in occasione del 125° anniversario del primo Congresso Sionista a Basilea, il presidente israeliano Isaac Herzog ricordava che “il pendolo della storia ebraica moderna è oscillato tra la richiesta di normalità e la ricerca dell'individualità. La richiesta di normalità significava una richiesta di esistere nella famiglia delle nazioni, secondo le sue norme particolari. La ricerca dell'individualità, nel frattempo, significava la ricerca di un'identità ebraica unica, di un continuum storico, di continuità.”[1]

Iniziamo, dunque, spiegando il perché di quella che sembra una discordanza di date. Una prima causa sta nel fatto che, in base al computo ebraico, l'anno è composto di 12 o 13 mesi di 29 o 30 giorni ciascuno, perché il calendario è a base lunisolare e non soltanto solare, come quello normalmente usato. Quello ebraico è il calendario ufficiale di Israele. Nel 1948, il giorno della Dichiarazione d’Indipendenza, oggi Yom HaAtzma’ut, era il 5 di Yiar (anno ebraico 5708[2]), che corrispondeva al 14 maggio. Una data per noi fissa che, però, non corrisponde sempre al 5 di Yiar del calendario ebraico, proprio per la diversa durata dei mesi e degli anni. La discordanza è dovuta anche a un’altra causa: se la Giornata dell’Indipendenza cade di shabbat, giorno festivo fondamentale per la religione ebraica, essa viene anticipata o posticipata, per non interferire con le celebrazioni del sabato.

Yom HaAtzma’ut segna il momento più alto della travagliata storia del popolo ebraico, la tappa finale e vittoriosa del movimento sionista. Il suo fondatore, Teodor Herzl, commentando la riunione del Primo Congresso Ebraico, affermò: “A Basilea ho fondato lo Stato ebraico. Quando lo dichiaro, la risposta universale è di derisione. Forse, tra 5 o, al più tardi, tra 50 anni ognuno se ne renderà conto”. Era il 1897 ed esattamente 51 anni dopo nacque Israele.

Israele, si sa, è terra di profeti; e anche di simboli. Non stupirà, dunque, il fatto che le celebrazioni più importanti dello Stato Ebraico cadono a poca o pochissima distanza le une dalle altre. La prima è una celebrazione festiva, Pesach, la Pasqua ebraica, che ricorda l’uscita degli ebrei dall’Egitto, una sorta di “prima vittoria” per il popolo ebraico che precede l’entrata e la presa di possesso della Terra Promessa. Una settimana dopo, viene celebrato il giorno in cui si ricorda la Shoah, lo Yom haShoah vehaGvurah (Giorno della Shoah (distruzione) e dell’Eroismo (letteralmente «forza»). Accanto alla distruzione di sei milioni di ebrei, infatti, si ricorda l’eroismo di coloro che hanno combattuto e sono morti nella lotta antinazista, come i ribelli del Ghetto di Varsavia. Allo Yom haShoah segue, dopo altri sette giorni, lo Yom haZikaron, la giornata del ricordo dei soldati di Israele caduti in ogni guerra, a sua volta immediatamente seguita - con 5 minuti di scarto tra l’una e l’altra- da Yom ha‘Atzmaut, la festa dell’Indipendenza, appunto, la vittoria “ultima” dopo la furia nazista e i morti nelle guerre per la sopravvivenza dello Stato, quella grazie alla quale Israele continua a esistere e a prosperare.

Quest’anno, però, le celebrazioni dell’Indipendenza si sono svolte in un momento di grandi tensioni. Ormai da diciotto settimane consecutive, decine di migliaia di persone scendono in piazza per protestare contro la riforma della giustizia progettata dal governo di Binyamin Netanyahu. Da qualche tempo, anche i sostenitori della coalizione manifestano nelle strade e la situazione sembra farsi più grave. C’è chi teme per la tenuta democratica del paese, mentre altri vedono, proprio in queste manifestazioni contrapposte, la prova dell’ottimo stato di salute di cui gode la democrazia israeliana.

C’è anche il timore che Israele si stia incamminando lungo una china ultra-religiosa e di “suprematismo ebraico”, di cui il ministro per la Sicurezza Interna, Itamar Ben Gvir, e quello delle finanze, Bezalel Smotrich, sarebbero i maggiori rappresentanti, seguiti anche dai partiti ultra-ortodossi.

Israele, inutile dirlo, è anche una terra di religione; forse, la terra “religiosa” per eccellenza. I rapporti tra ebrei “secolari” e religiosi sono stati, a volte, anche molto tesi e, alla sua nascita, il sionismo è stato rifiutato dalla maggior parte degli ortodossi, in quanto reputato blasfemo e contrario al piano divino per il popolo ebraico. Solo il Messia, infatti, avrebbe potuto ridare a Israele la propria indipendenza. Anche Ben Gurion, poco prima della fondazione dello Stato, ha dovuto mediare con la parte religiosa di quelli che sarebbero stati i nuovi cittadini e così, il matrimonio e il divorzio sono rimasti sotto il controllo del rabbinato; il sabato è la giornata di riposo ufficiale; le leggi alimentari sono state mantenute; e i religiosi possono scegliere le scuole in cui far studiare i loro figli. Da allora, nessuna parte ha mai avuto la meglio sull’altra.

È più che probabile che non succederà nemmeno oggi. Gli ebrei sono abituati da qualche migliaio di anni a discutere e a mediare tra loro. È famoso il detto, di origine ebraica, “due ebrei, tre opinioni”. Come ha affermato il presidente Isaac Herzog, proprio in occasione del 75° anniversario dell’indipendenza, “il mosaico israeliano, la splendida diversità in cui abbondano discussioni, voci, opinioni, non è una debolezza”[3]. Anzi, è una forza, ci pare; insieme alla “normalità” conquistata e alla “distinzione” conservata.

Tuttavia, ciò che accade oggi sembra diverso dagli usuali dibattiti all’interno del popolo d’Israele; la cesura appare più grave. Ai dissidi interni, poi, si aggiungono le ostilità crescenti dell’esercito israeliano contro i miliziani palestinesi e quelle da parte di Hamas e della Jihad Islamica. I razzi diretti contro il territorio israeliano arrivano, ormai, non solo da Gaza, ma addirittura dal Libano.

Il leader di Ḥizbullāh, Ḥasan Naṣrāllāh, ha previsto con soddisfazione che lo Stato ebraico non celebrerà il suo 80° compleanno[4]. La “profezia” sembra abbastanza azzardata. Tuttavia, probabilmente, Israele dovrà, aggiornare la narrazione di sé stesso diretta sia al proprio interno, sia oltre i suoi confini. È prevedibile che saprà farlo, vista la flessibilità e la capacità di resistenza che il popolo ebraico ha sempre dimostrato nella sua storia. In attesa di una distensione mediata, sia all’interno, sia all’esterno, facciamo comunque gli auguri ad Israele: che arrivi agli 80 anni ed oltre.


[1] https://www.shalom.it/blog/israele-bc1/herzog-a-rivendicare-il-sionismo-a-la-missione-della-nostra-generazionea-il-presidente-israeliano-al-125esimo-anniversario-del-primo-congresso-sionista-b1120171

[2] Nella tradizione ebraica, il conto degli anni inizia dalla creazione del mondo.

[3] https://www.timesofisrael.com/israel-ushers-in-75th-independence-day-in-shadow-of-political-upheaval/

https://www.haaretz.com/israel-news/2023-04-26/ty-article/.premium/israeli-president-herzog-celebrates-countrys-mosaic-in-this-time-of-discord/00000187-bc4c-d0b0-a5b7-bcce91660000

[4] «Gleefully picking up on Herzog warning, Nasrallah says Israel tearing itself apart», https://www.timesofisrael.com/gleefully-picking-up-on-herzog-warning-nasrallah-says-israel-tearing-itself-apart/.

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