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La strategia di connettività dell’Oman massimizza il multi-allineamento

Dalle infrastrutture agli accordi commerciali: come Muscat sta rafforzando le proprie relazioni politiche attraverso la logistica. Il punto di Eleonora Ardemagni

L’attuale strategia di connettività dell’Oman ha due obiettivi principali: investire nelle infrastrutture marittime e nei porti all’estero, e rafforzare il posizionamento internazionale dei porti nazionali, capitalizzando sulle rivalità geopolitiche. In entrambi i casi, la strategia massimizza la politica estera multi-allineata di Muscat. Da un lato, il Sultanato sta sviluppando partnership infrastrutturali nella regione dell’Oceano Indiano, basandosi sui suoi storici legami di politica estera. Questo obiettivo suggerisce che l’Oman intende avvicinarsi più che in passato al “modello di business del Golfo”, simile all’approccio globale delle grandi compagnie emiratine come DP World (Dubai) e Abu Dhabi Ports Group (ADPG). Questo sforzo si inserisce anche nel piano di diversificazione economica promosso dal Sultano Haitham bin Tariq Al Said, delineato nella “Vision 2040”.

Dall’altro lato, Muscat sta potenziando la cooperazione con aziende straniere per sviluppare le proprie infrastrutture marittime, in particolare i suoi tre porti principali (Sohar a nord, Duqm nell’Oceano Indiano e Salalah a sud), per aumentarne il ruolo nella rete di connettività globale. Il Sultanato guarda soprattutto a Oriente: nel 2023, il 92% del greggio esportato dall’Oman è stato destinato alla Cina.

Data la posizione geografica unica dell’Oman, c’è un forte interesse da parte di potenze regionali e internazionali a stabilire una presenza nel Sultanato, sotto forma di basi militari o accesso alle infrastrutture omanite. L’espansione dei porti in Oman, che moltiplica le possibilità di utilizzo duale (civile e militare), unita alla crescente competizione geostrategica tra le potenze, rende l’appetito per una base nel Sultanato potenzialmente più alto rispetto al passato. Ciò riguarda in particolare gli equilibri di potere tra Stati Uniti, Cina e India.

Infrastrutture portuali su scala globale

Basandosi sulla sua tradizione marittima, l’Oman sta pianificando investimenti infrastrutturali all’estero. Il gruppo Asyad, il fornitore nazionale di logistica integrata supportato dall’Oman Investment Authority (il fondo sovrano del Sultanato), sta progettando investimenti in altri continenti. Ciò avviene esattamente vent’anni dopo la sua fondazione: attualmente, il gruppo Asyad gestisce il porto di Sohar in partnership con il porto di Rotterdam, il porto di Duqm in collaborazione con il porto di Anversa e le strutture portuali di Salalah in collaborazione con Maersk. La compagnia omanita sta lavorando non solo per rafforzare la connettività dei porti nazionali, ma anche per acquisire partecipazioni in infrastrutture marittime all’estero. In recenti interviste, l’amministratore delegato di Asyad ha delineato l’intenzione dell’azienda di investire al di fuori dell’Oman, acquisendo quote di maggioranza in porti situati in Estremo Oriente, Africa orientale e subcontinente indiano.

Il 16-17 febbraio 2025, l’Oman ha ospitato la Conferenza sull’Oceano Indiano, l’annuale incontro internazionale per rafforzare la cooperazione regionale e affrontare le sfide nella regione dell’Oceano Indiano. La conferenza, organizzata dal Ministero degli Affari Esteri dell’Oman in collaborazione con la India Foundation e la S. Rajaratnam School of International Studies di Singapore, è stata una vetrina per il nuovo e più audace approccio del Sultanato alle infrastrutture nazionali. Il ministro degli Esteri Sayyid Badr bin Hamad Al Busaidi ha dichiarato che la conferenza offre l’occasione per “far conoscere ai partecipanti le capacità di cui gode il Sultanato dell’Oman in vari settori, comprese le infrastrutture e i porti, che rafforzano l’Oman come destinazione di investimento attraente”. Al Busaidi ha sottolineato che Vision 2040 mira a bilanciare la crescita economica con la conservazione ambientale, “soprattutto nei settori della blue economy, delle infrastrutture portuali e dei servizi logistici”. La Blue economy e la sicurezza marittima sono pilastri di un’altra piattaforma multilaterale a cui Muscat aderisce, l’Indian Ocean Rim Association (IORA).

Per quanto riguarda le rotte marittime, la crisi del Mar Rosso, causata dagli attacchi degli Houthi dallo Yemen contro le navi commerciali, sottolinea l’importanza strategica dell’Oman. Il Sultanato è l’unico Stato del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) con accesso diretto all’Oceano Indiano: Fujairah, l’unico emirato degli EAU situato oltre lo Stretto di Hormuz, deve comunque far transitare l’import/export attraverso il Golfo dell’ Oman, talvolta insicuro a causa di attacchi iraniani. Al contrario, l’Oman non può essere bloccato da eventuali disordini o interdizioni negli stretti, sebbene l’instabilità attorno ai choke-points (Hormuz e Bab el-Mandeb) possa influenzare i suoi volumi di traffico.

Durante la fase più acuta della crisi del Mar Rosso, i porti omaniti hanno registrato alcune perdite: nella prima metà del 2024, il porto di Salalah ha riportato un calo del 16% nei volumi di container. Come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, il Sultanato ha rapidamente adattato le sue operazioni, organizzando il trasporto terrestre dai porti di Duqm e Salalah: Salalah ha lanciato un servizio multimodale collegato al porto di Jeddah in Arabia Saudita (che impiega quattro o cinque giorni e fornisce un’alternativa più breve al Capo di Buona Speranza) e ha aderito alla “Gemini Cooperation” dal 2025, un accordo globale di condivisione di navi tra Maersk e Hapag-Lloyd. Con lo stesso obiettivo, Duqm ha sviluppato strade interne per collegarsi con Arabia Saudita ed EAU.

Data la sua posizione geografica, il Sultanato – che fa parte della Belt and Road Initiative (BRI) come gli altri Stati del GCC – può sfruttare il rallentamento del progetto India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC) per consolidare la sua posizione infrastrutturale tra Medio Oriente e Asia. Tuttavia, Muscat trarrebbe vantaggio anche dall’attuazione dell’IMEC, grazie alla crescente interdipendenza con le infrastrutture emiratine.

Non solo Duqm. L’espansione commerciale e strategica dei porti omaniti

L’Oman sta attivamente capitalizzando sulle rivalità geopolitiche per aumentare gli investimenti nazionali e migliorare la connettività dei porti (Sohar, Duqm, Salalah), spesso collaborando con stati in competizione tra loro (USA, India, Cina). La cooperazione tra Oman ed Emirati Arabi Uniti porterà a un aumento del volume del traffico nel porto di Sohar. Nel 2024, durante la seconda visita di Stato del Sultano ad Abu Dhabi, Oman ed EAU hanno ampliato la joint venture per un progetto ferroviario tra Oman Rail, Etihad Rail e Mubadala. Il progetto da 3 miliardi di dollari, rinominato Hafeet Rail dal 2024, mira a sviluppare e gestire una rete ferroviaria per collegare il porto di Sohar, nel nord dell’Oman, ad Al Ain, nell’entroterra dell’emirato di Abu Dhabi. Le quote azionarie più grandi nella joint venture sono detenute da Etihad Rail degli Emirati e dal gruppo ASYAD dell’Oman. L’obiettivo è supportare il trasporto di merci sfuse e containerizzate: la ferrovia sarà completata entro la fine del 2027. Nel 2025, aziende indiane e cinesi hanno ottenuto contratti per la costruzione delle infrastrutture ferroviarie.

Collegare il porto di Sohar all’interno del Sultanato e con paesi commercialmente orientati come gli Emirati Arabi Uniti incentiverà il ruolo dell’Oman nelle reti di connettività. Nel nord dell’Oman, Hutchison Ports Sohar (una joint venture tra la società di Hong Kong Hutchison e aziende omanite) ha firmato nel 2022 un accordo quadro per sviluppare e gestire per trent’anni il porto di Khasab, nella Penisola di Musandam. Per quanto riguarda il porto di Salalah, nel sud del paese, il progetto di espansione si è appena concluso con il miglioramento di tutti i sei attracchi e l’ampliamento della capacità del terminal container.

Il porto di Duqm, ufficialmente inaugurato nel 2022, rappresenta un elemento strategico per il Sultanato: sostiene l’obiettivo di diversificazione economica e, allo stesso tempo, incapsula le molteplici alleanze del paese. Sul fronte degli investimenti, il gruppo indiano Adani è attualmente in trattative con le autorità omanite per sviluppare la Zona Economica Speciale di Duqm (SEZAD), sulla base di un memorandum del 2017. Continua anche lo sviluppo del Parco Industriale Cina-Oman a Duqm, focalizzato sulle industrie manifatturiere: il terzo progetto della città industriale, che include materiali da costruzione e macchinari elettrici, è stato inaugurato nel 2024.

Sul fronte strategico, Stati Uniti, Regno Unito e India hanno firmato con l’Oman accordi di difesa relativi a Duqm. Nel 2019, gli Stati Uniti hanno siglato un aggiornamento dell’Accordo Quadro Strategico con l’Oman, che ha concesso l’accesso ai porti e agli aeroporti, incluso Duqm (in grado di ospitare portaerei americane). Sempre nel 2019, il Regno Unito ha aperto una base militare permanente a Duqm, focalizzata su attività logistiche e di addestramento; nel 2017, l’Oman aveva già concesso alla marina britannica l’uso del porto. Nel 2024, l’India ha ottenuto una zona specifica del porto per la propria marina, anche per supportare il dispiegamento di Nuova Delhi contro la pirateria nel Mar Arabico; nel 2018, la marina indiana aveva già ottenuto l’accesso al porto.

La Marina cinese si appoggia a Salalah: nessun bisogno di una base permanente?

L’Oman è teatro della competizione geopolitica tra Cina e India, Cina e Stati Uniti: finora il Sultanato ha capitalizzato su queste rivalità per rafforzare la sua posizione regionale multi-allineata. Nel 2023, la Casa Bianca è stata informata del piano di Pechino per aprire una base militare in Oman. La Cina ha investito nello sviluppo civile del porto di Duqm, il che potrebbe facilitare l’eventuale creazione di una struttura militare in loco, seguendo lo stesso approccio adottato a Gibuti. Nel 2016, infatti, la Cina ha firmato un contratto di locazione di cinquant’anni con l’Autorità della Zona Economica Speciale di Duqm per co-sviluppare il Parco Industriale Cina-Oman.

Tuttavia, Duqm non è l’attuale fulcro strategico cinese in Oman, ruolo che spetta invece al porto di Salalah. Dal 2010, la Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLAN) utilizza il porto di Salalah per rifornimenti e periodi di riposo dell’equipaggio, con analisti statunitensi che stimano che Salalah abbia raggiunto uno “status di base de facto” per la Cina, evidenziando che Gibuti ha ricevuto quasi lo stesso numero di visite della PLAN di Salalah. Nel 2023, l’ambasciata cinese e il Ministero degli Esteri omanita hanno eretto proprio a Salalah un monumento a Zheng He, un ammiraglio musulmano cinese del XV secolo, sottolineando così le relazioni amichevoli esistenti tra i due popoli. Per l’Oman, il multi-allineamento serve sempre di più sia ai suoi obiettivi economici che a quelli geostrategici.

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