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La Vespucci a Trieste, snodo strategico della connettività indo-mediterranea

La Nave Vespucci ha concluso a Trieste il suo tour mondiale: il porto italiano proiettato a diventare uno snodo strategico nella connettività marittima globale. Il punto di Emanuele Rossi

A inizio marzo, mentre Nave Vespucci concludeva a Trieste il suo World Tour – dando inizio al viaggio attorno alla Penisola – ormeggiata a poca distanza c’era Nave Trieste. L’unità d’assalto anfibio multiruolo, gioiello della tecnologia e più grande assetto mai costruito per la Marina Militare dalla cantieristica nazionale, a fianco del veliero storico, “la più bella nave del mondo”: un simbolo di passato, presente e futuro dell’Italia, in un luogo – Trieste – altrettanto evocativo.

Nel nuovo scenario geoeconomico e geopolitico che sta ridisegnando le connessioni tra l’Indo-Pacifico, il Golfo, il Mediterraneo e l’Europa, capoluogo della regione Friuli-Venezia Giulia emerge come uno degli snodi strategici più importanti per il Paese. La città portuale, storicamente al centro delle rotte commerciali mitteleuropee e mediterranee, sta oggi riscoprendo un ruolo cruciale all’intersezione tra infrastrutture, diplomazia economica e competizione tra grandi potenze.

La sua posizione geografica, incastonata tra i Balcani, l’Europa centrale e l’Adriatico, la rende una piattaforma naturale per integrare l’Italia nelle grandi reti di connettività euroasiatiche, a partire dall’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC).

Trieste rappresenta infatti uno dei terminali settentrionali ideali di questa “nuova via dorata”, concepita come connettività strategica, sostenuta dagli Stati Uniti, spinta dall’India e dai Paesi del Golfo, sostenuta dall’Unione Europea e dall’Italia sin dal suo concepimento – ai tempi del G20 di New Delhi, due anni fa. Il progetto IMEC punta a collegare l’India ai porti arabi del Golfo, e da lì proseguire – per via multi-modale – fino all’Europa, rafforzando i legami economici, logistici e politici lungo un corridoio cruciale per la sicurezza e la crescita.

IMEC è una rotta alternativa: non mira alla sostituzione totale di Suez, la cui centralità resta tale nella connessione Europa-Asia, non riduce a somma zero le rotte dominate dalla Cina – soprattutto perché i Paesi del Golfo ne sono parte. È tuttavia un progetto di de-risking, sia dalle problematiche securitarie di Suez (il cui passaggio è stato complicato in questi mesi dalle intemperie degli Houthi, soggetto anche alle interferenze di altri attori destabilizzanti), sia da quelle pratiche legate al Canale – come l’incastro della Ever Given di quattro anni fa. Allo stesso tempo, soprattutto per India e Ue, e per gli Usa, diminuisce i rischi lungo catene del valore dove Pechino ha eccessiva influenza.

È in questo schema che Trieste si colloca, unicità italiana – ed europea – in un punto di incrocio unico tra tre aree: la penisola italiana, la penisola balcanica e l’Europa centro-orientale. Questa posizione la rende il più naturale sbocco marittimo per le economie dell’Europa centrale, da Vienna a Budapest, da Monaco a Bratislava. Nessun altro porto mediterraneo gode della stessa prossimità funzionale a questo cuore industriale del continente. Per tale ragione, rappresenta un terminale solido e affidabile per IMEC e la costruzione del progetto Indo-Mediterraneo che scorre abbinata al corridoio. Ossia quel costrutto geopolitico che connette Mediterraneo e Indo-Pacifico.

Dotata dello status di porto franco, Trieste vanta infrastrutture all’avanguardia e un’operatività intermodale che la collega direttamente alle principali arterie ferroviarie europee. È il principale porto petrolifero del Mediterraneo, terzo in Europa per il trasporto marittimo a corto raggio. Rientra in quattro corridoi TEN-T europei – Baltico-Adriatico, Mediterraneo, Reno-Alpino e Scandinavo-Mediterraneo – e costituisce un hub critico per la distribuzione delle merci lungo le direttrici nord-sud e ovest-est.

Trieste è anche una “lifeline” per l’Europa danubiana: Austria, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca dipendono fortemente dal porto per l’accesso ai mercati globali e per le importazioni energetiche. In una visione più ampia, Trieste diventa un punto di connessione naturale tra il corridoio IMEC e l'Iniziativa dei Tre Mari (Three Seas Initiative, 3SI), il grande progetto infrastrutturale che mira a integrare il Baltico, il Mar Nero e l'Adriatico. In questo modo, Trieste collega due delle principali traiettorie strategiche dell'Eurasia contemporanea: l'Indo-Mediterraneo e l'Europa centro-orientale. Grazie alla sua posizione sulla sponda nord del Mare Adriatico e alla sua connettività ferroviaria estesa, il nodo triestino è fondamentale per proiettare fisicamente il sistema logistico della 3SI verso il Sud-Est del mondo, creando idealmente una continuità logistica e strategica tra il Mar Baltico, il Mar Nero e l’India. Questo rende Trieste non solo un terminale finale, ma un vero e proprio snodo di convergenza euroasiatica.

Il porto di Trieste si conferma tra i più avanzati in Europa dal punto di vista logistico e tecnologico, con infrastrutture moderne già protagoniste del traffico energetico e in piena espansione sul fronte del trasporto intermodale. Questa capacità operativa è rafforzata da una rete ferroviaria che, entro il 2026, gestirà oltre 25.000 treni all’anno, garantendo connessioni rapide e affidabili verso i principali mercati continentali. Parallelamente, la città si distingue per un ecosistema scientifico di eccellenza: con oltre trenta istituti di ricerca e la più alta densità di ricercatori in Europa, Trieste è al centro di un sistema innovativo che può sostenere lo sviluppo della green e blue economy. A tutto questo si aggiunge una rilevanza crescente in termini di sicurezza e resilienza: nel contesto attuale di instabilità internazionale, il porto offre profondità strategica e continuità operativa, risultando funzionale anche alle esigenze logistiche della NATO e al rafforzamento della sicurezza energetica e commerciale europea.

Trieste diventa dunque una piattaforma strategica in cui convergono commercio, innovazione e geopolitica. La sua posizione nel cuore dell’Europa, unita alla sua capacità di articolarsi con i nuovi corridoi globali, la rende un asset essenziale per la proiezione economica e strategica dell’Italia nel Mediterraneo Allargato e lungo le direttrici indo-europee.

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