Approfondimenti

Le chiavi del Regno: il Sahara occidentale tra Europa e Africa

La questione del Sahara occidentale si conferma il cardine della politica estera del Marocco e il centro nevralgico della sua proiezione strategica.

La questione del Sahara occidentale si conferma cardine della politica estera marocchina e, secondo re Mohamed VI, il “prisma” attraverso cui il Marocco guarda al mondo.[1]

In gran parte occupata dopo la Marcia Verde del 1975, la regione – circa 260.000 chilometri quadrati racchiusi tra Laayoune, il confine mauritano-algerino e l’oceano Atlantico – è oggetto della storica disputa tra Rabat e la resistenza sahrawi del Fronte Polisario, sostenuta da Algeri in chiave anti-marocchina.

Un dossier geopolitico cruciale per l’allineamento di Algeri e Rabat. Non è un caso che il rapprochement Marocco-Israele, sponsorizzato dagli obiettivi di stabilizzazione americani nella regione si fondi sul riconoscimento da parte di Washington delle ambizioni marocchine sulla regione. Anche la Spagna – storicamente favorevole alla causa sahrawi – ha espresso in marzo il proprio supporto al regno, onde ottenere la chiusura delle frontiere marocchine ai flussi migratori verso Gibilterra e le Canarie. Per contro l’Algeria, perso l’appoggio spagnolo, fa leva sulle difficoltà economiche della Tunisia per scuotere la neutralità di palazzo Cartagine a favore del Polisario.

Per Rabat, il Sahara occidentale non rappresenta solo il pomo della discordia conteso ad Algeri bensì un centro nevralgico per la propria proiezione strategica. Consolidare il controllo sulla regione consentirebbe al regno di spezzare il proprio isolamento territoriale per estendere la propria frontiera sudoccidentale lungo il poroso confine mauritano.

A questo scopo Rabat ha intrapreso una comprensiva strategia economico-industriale nei territori controllati, pari a circa l’80% della regione, nel quadro di un Piano di sviluppo da 7 miliardi di dollari varato nel 2015.[2] Programma, questo, che punta a trasformare la regione in uno snodo commerciale tra i mercati atlantici e del Mediterraneo settentrionale e l’entroterra africano. Gli accordi di libero scambio stretti con l’Unione Europea (1996) e gli Stati Uniti (2006) posizionano infatti il Marocco come potenziale esportatore di prodotti occidentali tramite il Sahara e verso l’Africa occidentale e subsahariana, cui il regno alawide destina il 50% circa dei propri investimenti diretti.[3]

La rinnovata centralità della regione riflette il mutare degli equilibri nel bacino mediterraneo. Il deteriorarsi della situazione securitaria nel Sahel ostacola tracciati commerciali alternativi, come l’(incompleta) autostrada trans-sahariana che punta a collegare Algeria, Mali e Niger. Il Sahara occidentale possiede, inoltre, ingenti giacimenti di fosfati utilizzati nella produzione di fertilizzanti agricoli. Si tratta di un mercato chiave per il Marocco (che possiede circa il 70% delle riserve conosciute) nel quadro della crisi alimentare innescata dall’interruzione delle importazioni dall’Ucraina e dagli effetti del cambiamento climatico. Le sanzioni comminate alla Russia, primo produttore globale di fertilizzanti sintetici, spingono Mosca verso i mercati asiatici e candidano il Marocco al ruolo di fornitore alternativo, fruttando a Rabat un aumento dei relativi export del 56% rispetto al 2021.[4] Un boom che a sua volta incrementa il capitale diplomatico del regno alawide: OCP, il colosso marocchino che gode del monopolio nazionale sulla risorsa, gestisce filiali in 12 paesi africani, cinque dei quali hanno inaugurato consolati nel Sahara occidentale nell’arco degli ultimi tre anni.[5]

La “diplomazia dei fosfati” predilige un approccio pragmatico e intreccia relazioni con paesi schierati in entrambi i campi della questione sahrawi. Ma Rabat resta consapevole del peso politico dei propri asset. In settembre, il regno ha richiamato 50.000 tonnellate di fertilizzante destinate al Perù in seguito al riconoscimento dello Stato sahrawi da parte di Lima: mossa che raddoppia come indiretto segnale agli importatori africani. Mentre il temporaneo disconoscimento della Repubblica araba democratica sahrawi (RASD) da parte di Nairobi, in settembre, ha coinciso con l’impennata dei prezzi di mercato del fertilizzante e il pubblico impegno del neoeletto presidente Ruto ad alleviare la crisi alimentare kenyota.

Ma la principale partnership resta quella con la Nigeria, le cui riserve di gas forniscono al Marocco l’ammoniaca necessaria alla lavorazione dei fosfati. In cambio, secondo un protocollo d’intesa sottoscritto con Rabat nel 2018, Abuja importa dal regno il 90% della propria domanda di fertilizzante.[6] Il controllo marocchino sul Sahara occidentale si lega dunque anche alla necessità di sostenere la produzione energy-intensive di fertilizzante in un paese privo di sostanziali riserve di idrocarburi. Criticità acuita dalle frizioni con Algeri, che nel marzo 2021 ha sospeso il funzionamento della pipeline Maghreb-Europa, da cui il Marocco traeva circa 700 mcm annui di gas in luogo di rendite di transito.[7] In questo quadro, la cooperazione energetica Marocco-Nigeria passa anche attraverso la realizzazione di un gasdotto che da Abuja trasporti gas naturale attraverso il golfo di Guinea e raggiunga l’entroterra marocchino proprio lungo le coste del Sahara occidentale.

Ma il progetto rappresenta soprattutto il viatico per l’espansione geoeconomica del regno in Africa occidentale. Il protocollo d’intesa sottoscritto a settembre tra Rabat, l’ECOWAS e la Nigeria prefigura la fornitura di gas ai dieci paesi membri interessati dal gasdotto – Nigeria, Benin, Togo, Ghana, Costa d’Avorio, Liberia, Sierra Leone, Guinea, Guinea Bissau, Gambia, Senegal – con relative rendite di transito.[8] Utili, questi, che rafforzerebbero le chances del Marocco di accedere all’ECOWAS onde esportare i propri beni duty-free – in primis i fosfati, il cui prezzo di mercato è salito del 70% nel 2022[9] – nella zona di libero scambio tra i paesi membri. È un obiettivo chiave per il Marocco, la cui politica di diversificazione economica soffre la bassa integrazione commerciale e le alte barriere agli investimenti transnazionali che caratterizzano lo scacchiere maghrebino.

Il futuro posizionamento dei partner commerciali del regno circa il Sahara occidentale costituirà dunque una buona spia circa il mutamento degli equilibri in seno alla Comunità e nel continente. All’alba del 2023, l’approccio marocchino – una strategia ibrida, che fa leva sull’interrelazione di fattori geopolitici, diplomatici e vincoli economico-energetici – sembra riscuotere i primi successi. Tra 2019 e 2022, venti paesi africani hanno inaugurato una sede consolare nel Sahara occidentale marocchino. Mentre la Mauritania, storicamente neutrale e impegnata a coltivare un delicato equilibrio tra Rabat e Algeri, ha auspicato nel 2019 il raggiungimento “il prima possibile” di una soluzione al conflitto sahariano.[10]

Sviluppi, questi, che profilano tempi difficili per un Fronte Polisario sul piede di guerra.


[1] Anon., Sa Majesté le Roi Mohammed VI: Le dossier du Sahara est le prisme à travers lequel le Maroc considère son environnement international. Maroc.ma 2022. https://www.maroc.ma/fr/-royales/sa-majeste-le-roi-mohammed-vi-le-dossier-du-sahara-est-le-prisme-travers-lequel-le

[2] Cf. Nouveau modèle de développement pour les provinces du Sud. Conseil Economique, Social et Environnemental du Maroc 2013. https://www.cese.ma/media/2020/10/Nouveau-mod%C3%A8le-de-d%C3%A9veloppement-pour-les-provinces-du-Sud.pdf

[3] Marks, J. e Nour, A.D. Money talks in Morocco’s pivot to Africa. Africa Report 2022. https://www.theafricareport.com/170733/money-talks-in-moroccos-pivot-to-africa/

[4] Ibid.

[5] Segnatamente Burkina Faso, Costa d’Avorio, Gambia, Senegal, Zambia. Dati da OCP Africa. https://www.ocpafrica.com/en

[6] Tanchum, M. Morocco’s New Challenges as a Gatekeeper of the World’s Food Supply: The Geopolitics, Economics, and Sustainability of OCP’s Global Fertilizer Exports. Middle East Institute 2022. https://www.mei.edu/publications/moroccos-new-challenges-gatekeeper-worlds-food-supply-geopolitics-economics-and

[7] Eljechtimi, A. e McDowall, A. Morocco's options after Algeria ends gas supply. Reuters 2021. https://www.reuters.com/world/middle-east/moroccos-options-after-algeria-ends-gas-supply-2021-11-04/#:~:text=The%20deal%20led%20to%20a,million%20cubic%20meters%20a%20year.

[8] Nigeria-Morocco pipeline MoU shows Rabat’s outreach. Oxford Analytica 2022. https://www.emerald.com/insight/content/doi/10.1108/OXAN-DB273530/full/html

[9] Dati elaborati da https://ycharts.com/indicators/morocco_phosphate_rock_price

[10] Ghanmi, L. Mauritania says 'time has come' for a solution to Western Sahara conflict. Arab Weekly 2022. https://thearabweekly.com/mauritania-says-time-has-come-solution-western-sahara-conflict

Comunicati stampa

Med-Or a Rabat per l’evento “Higher Education, Research and Innovation collaboration between Morocco and Italy”. Presente il Ministro Anna Maria Bernini

Iniziativa promossa dal Ministero italiano dell’Università e della Ricerca (MUR), dalla Fondazione Med-Or, dal Ministero marocchino dell’Istruzione Superiore, della Ricerca Scientifica e dell’Innovazione, dall’Università Mohammed VI Polytechnique e dall’Ambasciata d’Italia a Rabat.

Presenti all’evento il Ministro italiano dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, il Ministro marocchino dell’Istruzione Superiore, della Ricerca Scientifica e dell’Innovazione, Abdellatif Miraoui, e l’Ambasciatore d’Italia a Rabat, Armando Barucco.

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Notizie

19-20-21 novembre: a Roma un workshop internazionale su cambiamenti climatici e sicurezza

Promosso da Fondazione Med-Or con il supporto del NATO SPS Programme, l’evento è organizzato in collaborazione con il Ministero degli Affari esteri della Giordania e con la partnership scientifica dell’INGV

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