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India: il confronto sulla nuova finanziaria

In India il varo della nuova Legge Finanziaria ha riacceso il confronto pubblico, alla vigilia di una importante tornata elettorale in alcuni stati. Il punto di Guido Bolaffi

In India il varo della nuova Legge Finanziaria 2022-2023 ha riacceso il dibattito politico e culturale, in primis tra le forze della maggioranza e quelle dell'opposizione, visto che questo importante provvedimento governativo cade a ridosso di una lunga e cruciale maratona elettorale negli stati di Goa, Uttarakhand, Manipur, Punjab, Himachal Pradesh, Gujarat, Jammu & Kashmir e Uttar Pradesh. Stati nei quali centinaia di milioni di indiani con il loro voto daranno la misura del gradimento popolare nei confronti dell’Esecutivo di Narendra Modi e del Bharatiya Janata Party, il partito nazional-induista da lui guidato che, vincitore delle elezioni generali del 2014, aveva ulteriormente rafforzato la sua egemonia in quelle successive del 2019. Un test politico tanto più significativo visto che l’India tra pochi mesi, per la prima volta nella sua storia, sarà chiamata ad assumere la presidenza del G20.

Le linee guida che hanno improntato la redazione della Legge Finanziaria 2022-23 sono state riassunte, a nome e per conto del governo di Delhi, dal Ministro delle Finanze Nirmala Sitharaman, che, illustrandone i contenuti in Parlamento, “has announced a sharp jump of 35,4 per cent in capital expenditure to fund various infrastructure projects in 2022-23 [because] capital investment holds the key to speed and sustainable revival and public spending is required to take the lead”.

Parole giudicate con favore da molti. Come Dharmakirti Joshi, che sulla prima pagina di Indian Express scriveva: “The underlying framework of the Union Budget, though less inflationary than a consumption-led budget would have been remained growth-focused”. Oppure Suyash Ray della Carnegie Foundation di Washington secondo cui “The budget for 2022-23 and the government’s decisions in the last two years reveal a fiscal strategy for growth that seems to comprise three Ps: protectionism through increasing tariffs, incentives to increase production, and projects to create infrastructure by the government to raise demand and crowd in private investments”.

Ma da altri, invece, criticate. Il 14 febbraio, ad esempio, Il quotidiano Ideas for India, nell’articolo Budget 2022-23: Hits and misses, scriveva: “Outlining the hits and misses of the Budget 2022-23, Rajeswari Sengupta contends that the capital expenditure push by the government seems to be a step in the right direction, while the rationale behind the continued focus on protectionism is questionable. In her view, the Budget appeared to lack a coherent growth strategy, which was the need of the hour - especially given the high levels of government debt”. Con l’aggravante, vibrantemente denunciata dal quotidiano online thelogicalindian.com, secondo cui “India’s union budget falls short to live up to the commitment for its children, who are 41% of its population, investing on whom is key to achieve equitable and sustainable development”.

Sulle linee di spesa del provvedimento governativo, i rilievi dell’opposizione – a parte l’argomentata (anche se la nostra limitata conoscenza della materia non ci consente di dire se e quanto puntuale) censura di merito mossa dall’ex Ministro della Sanità Shailaja Chandra nell’articolo del 5 febbraio Budget disappoints on healthcare – più che i singoli capitoli hanno riguardato fondamentalmente la sua impostazione generale, che è stata etichettata come retoricamente astratta, troppo ottimistica o, per usare le parole del responsabile delle comunicazioni del Partito del Congresso Randeep Surjewala, “a nothing budget […] insipid, unimaginative, uninspiring, unrealistic and unimplementable”.

Ma al di là della diversità, in alcuni casi scontata, delle opinioni politiche, la maggioranza dei pareri di merito di molti studiosi sul testo di legge governativo si sono fondamentalmente incentrati su due aspetti.

Il primo: se “the economic recovery strategy […] with government interventions on the supply side” sia la strada giusta e più efficace per sanare le ferite inflitte all’enorme galassia degli indiani meno protetti dalla tremenda epidemia della primavera passata. Tema tanto più scottante e delicato in ragione del fatto che un lancio di agenzia del 9 febbraio rendeva noto che “As the issue of unemployment is being discussed in Parliament during the debate on Union Budget, the Union government informed the Rajya Sabha that more than 25.000 Indians died by suicide due to either unemployment or indebtedness between 2018 and 2020 […] Minister of State (Home) Nityanand Rai said the government was looking to address the issue by focusing on mental health and creating employment opportunities [in fact] to address the burden of mental disorders the Government is implementing the National Mental Health Programme (NMHP) and is supporting the implementation of the District Mental Health Programme (DMHP) under NMHP in 692 districts of the country”.

Il secondo: se la scelta della supply side economics del governo sia in grado di evitare, in tempi ragionevoli, che il “profondo rosso” dello sbilancio commerciale indo-cinese arrivi al punto di condizionare negativamente il cauto ma indiscutibile riavvicinamento in atto sul piano politico-diplomatico tra l’India di Modi e l’America di Biden. Un rischio serio e concreto visto che, scriveva Vincenzo Comito sulle pagine online di Sbilanciamoci, “Gli scambi commerciali tra Cina ed India hanno raggiunto, tra gennaio e novembre 2021, la cifra di 114 miliardi di dollari, con un incremento di ben il 46,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e con un surplus a favore della Cina di 61,5 miliardi di dollari, anch’esso in rilevante aumento […] Il tipo di prodotti scambiati tra i due paesi configura purtroppo una classica situazione di subordinazione con le esportazioni cinesi rappresentate in particolare da strumenti per le telecomunicazioni, computer, componenti elettronici e prodotti intermedi nel settore farmaceutico; mentre quelle indiane sono consistite in particolare in tessuti, minerali ferrosi, gemme e gioielleria”.

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