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Lo Stretto di Taiwan: la linea fragile tra stabilità e crisi economica nell'Indo-Pacifico

Cresce il rischio di conflitto tra Cina e Taiwan, con le forze militari cinesi impegnate in manovre intimidatorie nello stretto. Il presidente taiwanese Lai ha ribadito l'intenzione di difendere la democrazia e resistere all'annessione cinese.

Se c’è una cosa che la storia insegna, è che le grandi crisi spesso scoppiano in luoghi piccoli, dimenticati dai più, ma non per questo meno strategici. Ecco, lo Stretto di Taiwan è uno di quei posti. Un minuscolo tratto di mare che divide la Cina continentale dall’isola che non vuole sottomettersi a Pechino. Eppure, è proprio qui che potrebbe giocarsi il destino non solo dell’Asia, ma del mondo intero.

Xi Jinping, l’uomo che guida il Partito Comunista Cinese con il rigore di un imperatore, ha detto chiaramente che Taiwan deve tornare sotto l’ala di Pechino. Non importa come, pacificamente o con la forza. Questo, per lui, è un fatto assodato. Ma c’è un’altra cosa che conta: lo Stretto di Taiwan non è solo una questione interna cinese, come amano ripetere i burocrati di Pechino. È una delle rotte commerciali più importanti al mondo. Qui passa di tutto: dai semiconduttori, quei piccolissimi pezzi di tecnologia che fanno funzionare i nostri smartphone, fino al petrolio e alle materie prime che alimentano le fabbriche dell’Asia orientale. Stiamo parlando di un flusso di merci che, in un solo anno, vale trilioni di dollari. E cosa accadrebbe se quel flusso si fermasse? La risposta è semplice: un disastro economico globale. La fragilità del sistema internazionale è tale che un singolo blocco di questo tratto di mare potrebbe costare all’economia mondiale più di quanto immaginiamo.

Il Giappone e la Corea del Sud, due pilastri dell’industria tecnologica globale, dipendono quasi interamente dallo Stretto di Taiwan per le loro importazioni ed esportazioni. Parliamo di centinaia di miliardi di dollari in merci, petrolio e gas che ogni anno attraversano questa rotta. Se dovesse chiudersi, o anche solo diventare troppo pericolosa da attraversare, le conseguenze sarebbero devastanti per le loro economie. Senza contare l’Australia, che vende il suo ferro alla Cina attraverso questa via. Ma la verità, ed è qui che il gioco si fa interessante, è che anche la Cina stessa è legata mani e piedi allo Stretto di Taiwan.

Sì, avete capito bene. Il gigante asiatico, con tutta la sua retorica imperialista, dipende da questa rotta più di quanto si voglia ammettere. Più di 1,3 trilioni di dollari di merci cinesi passano di qui ogni anno. E sapete cosa significa questo? Che in caso di blocco o guerra aperta, non sarebbe solo Taiwan a soffrire. La Cina stessa si troverebbe in ginocchio, con il suo commercio paralizzato e le sue ambizioni egemoniche in serio pericolo.

Pechino, ovviamente, non è cieca di fronte a tutto ciò. Xi Jinping sa bene che un’invasione totale di Taiwan sarebbe un azzardo dalle conseguenze inimmaginabili, non solo per la Cina, ma per l’intero sistema internazionale. Ecco perché è più probabile che, nel breve termine, si possa vedere una strategia di "quarantena" o di blocco economico, piuttosto che una guerra lampo anfibia. Ma anche un’azione meno spettacolare potrebbe innescare reazioni a catena devastanti. Le compagnie di navigazione potrebbero evitare lo Stretto, così come è accaduto nel Mar Rosso per sfuggire agli attacchi dei ribelli Houthi. Le rotte alternative esistono, certo, ma sono più lunghe, più costose e piene di ostacoli logistici. Senza contare che queste rotte eviterebbero la Cina, colpendo direttamente la sua economia.

Ecco il dilemma di Xi., vuole riunificare Taiwan, ma sa che il prezzo da pagare potrebbe essere altissimo. Non solo per il resto del mondo, ma anche per la sua stessa nazione. Come ogni leader che sogna la gloria, Xi cammina su una fune tesa tra ambizione e realtà.

La verità, dunque, è che lo Stretto di Taiwan non è solo una questione di geopolitica locale. È il crocevia di interessi globali che tengono in piedi l’intero sistema economico internazionale.

Per ora, Xi gioca la sua partita. Ma il rischio è che, nel tentativo di risolvere una questione storica, finisca per scatenare un conflitto che nessuno potrebbe controllare. E allora, come spesso accade, si scoprirà che anche i piccoli tratti di mare possono portare a grandi tragedie.

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