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Materie Prime Critiche: le risorse cruciali per l’economia del domani

Cresce la rilevanza politico-economica delle Materie Prime Critiche (CRMs), la cui distribuzione disomogenea nel pianeta intensifica la competizione tra potenze per la loro estrazione e produzione

Essenziali per i settori industriali più avanzati e per le tecnologie green, ma caratterizzate al tempo stesso da un alto rischio di approvvigionamento per via della loro distribuzione disomogenea, le Materie Prime Critiche (CRMs) sono divenute un elemento cruciale nel mercato globale delle risorse.

La loro rilevanza deriva da determinate proprietà chimico-fisiche che li rendono indispensabili (e spesso insostituibili) per una serie di applicazioni in molti settori strategici: dall’industria pesante al digitale, dalla difesa alla sanità, dalle tecnologie per la transizione ecologica all’esplorazione spaziale. L’ultimo elenco di materie prime critiche stilato dall’Unione Europea (2023) conta ben 34 voci. Di queste, 17 vengono indicate come materie prime “strategiche”: alluminio/bauxite/allumina, litio, elementi delle terre rare leggere, silicio metallico, gallio, manganese, germanio, grafite, bismuto, titanio metallico, boro, metalli del gruppo del platino, tungsteno, cobalto, elementi delle terre rare pesanti, rame e nickel. Ad esse si aggiungono carbone da coke, fosforo, antimonio, feldspato, scandio, arsenico, spatofluore, magnesio, barite, stronzio, berillio, tantalio, afnio, niobio, elio, fosforite e vanadio. Da sottolineare come la criticità di tali materiali non sia determinata da una scarsa presenza nel suolo, ma piuttosto dalla loro concentrazione in un numero estremamente esiguo di paesi, rispetto ai quali si è creata una rischiosa forma di dipendenza. Oltre che da disastri naturali, conflitti e instabilità politica, gli approvvigionamenti di CRMs sono infatti messi a rischio anche da possibili restrizioni all’esportazione, cartellizzazione e altre forme di manipolazione del mercato. Ne deriva, quindi, che alla costante crescita della domanda globale segua una vera e propria corsa per il loro approvvigionamento, in cui sono coinvolti i maggiori player internazionali.

Considerevole è la posizione assunta dalla Repubblica Popolare Cinese. Pechino, infatti, si attesta tra i leader del settore, controllando approssimativamente il 60% della produzione globale di minerali critici e l’85% della loro capacità di lavorazione. Precursore indiscusso nell’approvvigionamento delle CRMs – l’inizio dei primi investimenti sostanziali risale al 2009 –, il Dragone ha adottato una strategia articolata nello sviluppo della produzione interna, ma anche e soprattutto nell’utilizzo della leva economica per l’acquisizione dei principali siti di estrazione del mondo. Con il prioritario intento di bilanciare il quasi totale monopolio cinese nella filiera dei materiali critici, Stati Uniti ed Unione Europea si sono impegnati a diversificare e stabilizzare le supply chain globali, a favorire investimenti nel settore e a promuovere standard comuni per l’estrazione e la lavorazione. Nello specifico, l’iniziativa di Washington di creare, nel 2022, la Minerals Security Partnership (MSP), si muove in questa direzione, radunando attualmente quattordici stati like-minded e l’Unione Europea.

Al contempo, Bruxelles ha sviluppato, nel 2020, uno specifico Action plan sulle Materie Prime Critiche, inaugurando, nello stesso anno, la European Raw Materials Alliance (ERMA) con il fine di garantire un approvvigionamento sostenibile di materie prime per la transizione energetica e per l’avanzamento del settore hi-tech dei paesi UE. L’alleanza, di cui fanno parte i principali stakeholders della filiera europea ed internazionale, è volta a garantire un accesso affidabile, sicuro e sostenibile alle materie prime critiche. Parallelamente, l’Unione ha adottato, nel marzo 2024, l’European Critical Raw Materials Act (ECRMA) per garantire supply chains di CRMs sicure e diversificate. Tra gli obiettivi, quello di limitare al 65% l’import di ciascuna materia prima strategica, in qualsiasi fase della lavorazione, da un singolo paese terzo. L’ERMA, così come la successiva normativa – ECRMA – e i relativi investimenti finanziari (che per il periodo 2023-2025 ammontano a 300 milioni di euro) si sono resi, infatti, necessari data l’alta dipendenza sviluppatasi nel tempo con gli attori esterni: specificatamente la Cina, che fornisce il 100% del fabbisogno di Terre Rare dell’UE, la Turchia con il 98% delle forniture di boro ed il Sudafrica con il 71% di platino.

Dal punto di vista strategico, uno dei minerali di maggior interesse è il litio – elemento che ricopre un ruolo di primo piano nel settore energetico, soprattutto per quel che concerne il funzionamento delle batterie di nuova generazione – la cui richiesta ha subìto negli ultimi anni un aumento esponenziale in virtù dei molteplici settori di applicazione delle suddette batterie. Per questo motivo, inoltre, la domanda del minerale presenta i più alti tassi di crescita secondo le proiezioni dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, con volumi che aumenteranno di circa otto volte entro il 2040. Tra le riserve principali si notano quelle localizzate in Cile, Australia e Argentina. Proprio nei due paesi sudamericani, che insieme alla confinante Bolivia formano il cosiddetto “Triangolo del Litio”, è in crescita il ruolo della Repubblica Popolare Cinese e degli Stati Uniti – di fatto in corsa per il controllo di questo minerale cruciale per l’economia attuale e futura.

Anche il cobalto si dimostra un materiale essenziale per lo sviluppo della filiera tecnologica e digitale. La sua durabilità e resistenza – cruciali per la cosiddetta stabilità termica – lo rendono infatti fondamentale per le batterie di ultima generazione, che si configurano come il suo principale settore di applicazione, pari al 60% del consumo globale di tale materiale. Sebbene non presenti gli stessi tassi di crescita del litio, anche la domanda globale di cobalto dovrebbe crescere negli anni a venire. Per quel che concerne la sua localizzazione, la Repubblica Democratica del Congo ospita le principali riserve (le stime parlano di oltre il 50%), seguito da Australia ed Indonesia. È, però, proprio la DRC ad avere la maggior capacità di produzione – approssimativamente il 70% – rendendola, di fatto, oggetto delle attenzioni dei principali player globali.

Altro minerale critico nella Repubblica Democratica del Congo è la columbite-tantalite, meglio nota come coltan, miscela da cui vengono estratti il niobio e il tantalio, materiali indispensabili nell’ambito della strumentistica elettronica ed entrambi classificati come CRMs dall’ECRMA. Il niobio viene utilizzato soprattutto per la produzione di leghe metalliche nei settori aerospaziale ed energetico, mentre il tantalio ha un ruolo fondamentale nell’industria elettronica, per la fabbricazione dei condensatori ad alta efficienza presenti all’interno di smartphone, computer e altri dispositivi. È soprattutto la concentrazione di tantalio, in particolare, a determinare il valore del coltan, ed è proprio un’elevata presenza di questo minerale ad aver fatto crescere l’attenzione delle industrie elettroniche per il paese africano.

Tra le CRMs con il più alto tasso di rilevanza per l’UE figurano, infine, le Terre Rare (Rare Earth Elements o REE) – gruppo di 17 elementi (distinti in REE leggere e pesanti) dotati di proprietà chimico-fisiche (in particolare magnetiche e conduttive) che li rendono essenziali per la produzione di tecnologie strategiche. Tra queste, i magneti permanenti ricoprono la quota di mercato maggiore. Essi trovano, infatti, applicazione in motori elettrici, turbine eoliche e apparecchiature mediche. I minerali delle terre rare si possono trovare, inoltre, all’interno di smartphone e computer, nelle fibre ottiche, nei catalizzatori catalitici, in polveri lucidanti e additivi. Anche nel caso delle REE – il cui mercato mondiale si attestava nel 2023 a 11 miliardi di dollari – è significativo il ruolo della Repubblica Popolare Cinese, la quale detiene più di un terzo (35%) delle riserve mondiali di REE (seguono Vietnam, Russia e Brasile, ciascuno con circa il 17%) e, soprattutto, il 71% della produzione mondiale (gli Stati Uniti, secondi produttori al mondo, detengono solamente il 14.5%). Da notare, inoltre, la crescente attenzione rivolta all’Artico, una regione che, secondo alcune stime, potrebbe avere giacimenti in grado di coprire il 30% del fabbisogno mondiale.

In conclusione, l’impegno dei principali attori internazionali nella creazione di partnership strategiche (bilaterali e multilaterali) e i loro investimenti crescenti nel settore delle Materie Prime Critiche testimoniano la rilevanza che tali risorse presentano per un ampio ventaglio di settori industriali. Rilevanza che è destinata inevitabilmente a crescere in un’economia globale sempre più imperniata sulle tecnologie avanzate e su una necessaria svolta verso la transizione energetica, per cui le CRMs rappresentano una risorsa chiave.

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