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Nel mondo cambia la distribuzione della ricchezza

La crisi demografica accelera la redistribuzione delle ricchezze tra vecchie e nuove generazioni e tra i paesi ricchi e quelli in via di sviluppo. Il punto di Guido Bolaffi

Nel mondo l’incalzante crisi demografica della popolazione accelera la redistribuzione delle sue ricchezze tra le vecchie e le nuove generazioni, da un lato, e tra i paesi ricchi e quelli in via di sviluppo, dall’altro. Due fenomeni all’apparenza distinti ma che tendono, inesorabilmente, ad alimentarsi l’uno con l’altro.

In Occidente, infatti, con l’invecchiamento dei baby boomers è all’ordine del giorno il passaggio della ricchezza da questi accumulata nei lontani, ma felici, decenni del Secondo Dopoguerra nelle mani dei loro giovani, ma squattrinati, eredi.

Ad esempio nel caso dell’America, scrive Talmon Joseph Smith nell’articolo “The Greatest Wealth Transfer in History Is Here” edito dal New York Times del 14 maggio scorso, “An intergenerational transfer of wealth is in motion in America - and it will dwarf any of the past [...] Of the 73 million baby boomers, the youngest are turning 60. The oldest boomers are nearing 80 [...] Most will leave behind thousands of dollars, a home or not much at all. Others are leaving their heirs hundreds of thousands, or millions, or billions in various assets [...] Of the $84 trillion projected to be passed down from older Americans to millennial and Gen x heirs through 2045, $16 trillion will be transferred within the next decade”.

Questo “passaggio” della ricchezza tra le generazioni nei paesi industrializzati si accompagna, però, ad un pesante declino del numero delle giovani leve in età di lavoro. Cioè del fattore che sull’onda delle innovazioni della tecnologica aveva loro garantito, a partire dalla Grande Rivoluzione Industriale fino alla metà del secolo scorso, lunghi decenni di immenso successo e incontrastato dominio.

The story of the 19th and 20th centuries”, scriveva lo scorso 16 agosto Emma Loop sul quotidiano americano online AXIOS “was one in which new wealth went mostly to the rich – both in terms of individuals and in terms of countries, that’s now changing”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il pensiero di Lauren Leatherby, che nel suo recente ed assai ben argomentato saggio How a Vast Demographic Shift Will Reshape the World afferma: “For decades, the world’s dominant power has benefited from large working-age populations that help drive economic growth. Meanwhile, particularly young populations in much of the developing world mean limited resources are diverted to raising children, curbing economic opportunity. But the world’s demographic sweet spots are changing [...] This is a sea change for Europe, the United States, China and other top economies [...] At the same time many low-income countries today will have huge prime-age labor forces for the first time. The shift could reshape economic growth and geopolitical power balances”.

Tanto è vero che oggi secondo Natasha Frost, editorialista del New York Times, “The best-balanced work forces will mostly be in South and Southeast Asia, Africa and Middle East [...] When birthrates fall, low-income countries can reap a demographic dividend, as a growing share of workers compared to dependents fuels economic growth”.

Ed è proprio sfruttando questa favorevole condizione demografica che molti paesi in via di sviluppo sono stati in grado di trarre enormi vantaggi dalla globalizzazione produttiva che a cavallo tra la fine del XX ed i primi dieci anni del XXI secolo ha investito l’economia del Pianeta, disponendo della manodopera richiesta dalle linee di produzione delocalizzate dalle imprese del Nord industrializzato. E, contemporaneamente, per la gigantesca impennata delle rimesse dall’estero dei loro emigrati chiamati a supplire alla domanda di lavoro inevasa dalla declinante popolazione del Primo Mondo.

Sta qui il nesso, segnalato nelle prime righe di questo articolo, tra l’invecchiamento demografico delle nazioni ricche e la relativa riduzione del divario economico da parte di quelle un tempo definite del Terzo Mondo.

Un vero e proprio terremoto geo-economico alla base di “The Great Convergence” di cui parla l’esimio studioso Branko Milanovic sull’ultimo numero di Foreign Affairs: “Poor Westerners for decades have ranked among the highest-earning people in the world. That will no longer be the case as non-Westerners with rising incomes will displace poor and middle-class Westerners from their lofty perches [...] Global inequality began to dip about two decades ago and continues to do so today. This decrease in global inequality, having occurred over a short span of 20 years, is more precipitous than was the increase in global inequality during the nineteenth century. The decrease is driven by the rise of Asia, particularly China [...] India, the world’s most populous country, could play a role similar to the one China has played over the last 20 years. If more Indians become wealthier in the coming decades, they will help drive down overall global inequality”.

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