Approfondimenti

Opportunità India e Paesi del Golfo

Riproponiamo l'articolo di Enrico Casini, Direttore dell'U.O Comunicazione della Med-Or Italian Foundation, pubblicato da "Il Mattino" il 28 Marzo 2025

Nel 2023, durante il vertice del G20 a Nuova Delhi, fu lanciato da sette Paesi – India, Arabia Saudita, Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Italia, Francia, Germania – e dall’Ue l'India-Middle East-Europe Economic Corridor (Imec), un vasto e ambizioso progetto di connessione tra la regione indo-pacifica e l’Europa attraverso il Medio Oriente e il Mediterraneo.

Con un’estensione prevista di circa 5000 chilometri partendo dall’India, dovrebbe giungere in Europa sviluppandosi su due corridoi distinti: uno orientale, marittimo, attraverso il Golfo Arabico e uno occidentale/settentrionale, costituito da una linea ferroviaria che attraverso Eau, Arabia Saudita e Giordania arriverebbe al porto israeliano di Haifa, da cui una seconda tratta marittima dovrebbe poi giungere ai porti mediterranei europei. Lo sviluppo del corridoio prevede anche collegamenti in campo energetico, con la realizzazione di nuove pipelines per l’export di idrogeno verde, l’integrazione delle reti elettriche e linee di cavi ottici sottomarini per favorire le comunicazioni e i servizi digitali. L’India, grande motore del progetto, potrebbe diventare in questo modo un nodo nevralgico dei rapporti commerciali, economici, energetici e tecnologici verso l’Europa.

Ovviamente le dimensioni di un simile progetto rappresentano in maniera plastica la grande ambizione che accompagna l’ascesa economica e politica di una potenza come l’India, diventata negli ultimi anni un partner strategico irrinunciabile per molti Paesi europei. Italia compresa.

Ma i legami commerciali tra India ed Europa attraverso il Mediterraneo hanno una storia antica, almeno comparabile a quella della Via della Seta. In antichità, infatti, le rotte che dall’Asia meridionale e il Sud est asiatico giungevano nel Vicino Oriente e da lì in tutto il bacino del Mediterraneo, erano chiamate Via delle Spezie.

In varie epoche, l’Oceano Indiano è stato messo in comunicazione con il Mediterraneo attraverso il Golfo arabico e il Mar Rosso. Come parimenti dall’Asia centrale e dalla Cina giungevano merci e beni preziosi attraverso la Via della seta, queste rotte più meridionali costituirono uno dei capisaldi del commercio mondiale fin dall’antichità, collegando i regni della regione indo-asiatica con imperi, città-stato e regni mediterranei.

L’Italia romana e poi quella delle repubbliche marinare e dei comuni prosperò diventando una potenza mondiale e il centro economico dell’Europa, grazie anche al suo essere piattaforma naturale di collegamento, attraverso il Mediterraneo e i suoi traffici, tra Oriente e Occidente. Da sempre però le grandi rotte commerciali, marittime o terrestri, sono state condizionate dalle vicende politiche e belliche che coinvolgevano le terre o i mari che attraversavano.

Guerre, epidemie, ribellioni, pirateria rappresentarono sovente una minaccia per l’approvvigionamento di beni essenziali, che attraverso questi corridoi giungevano nei mercati o nelle botteghe italiane ed europee. Allora come oggi, il mondo era in larga parte sconvolto da guerre e violenza, e allora come oggi, insicurezza e instabilità condizionavano commerci ed economia. Non sorprenda se, per esempio, fu la pax mongolica, nell’epoca di massima espansione dell’impero degli eredi di Gengis Khan, a garantire una delle fasi di maggiore sviluppo della Via della seta. E non ci si stupisca se, quando ebbe termine e l’insicurezza tornò a insidiare i traffici tra est e ovest, fu la ricerca di nuove rotte di navigazione verso oriente a spingere spagnoli e portoghesi tra il 400 e il 500 a circumnavigare l’Africa e a scoprire, per caso, l’America. Da millenni lo scambio di merci, uomini, idee, culture, si realizza anche attraverso grandi vie commerciali sovranazionali.

Oggi, il tema della connettività globale, fatta di infrastrutture e connessioni materiali e immateriali tra territori, città, regioni, è diventato un tema non più solo di carattere economico ma anche geopolitico. Le grandi reti che collegano poli distanti del pianeta, mettendoli in relazione, rendono il nostro mondo sempre più globale e interdipendente.

Ma come in passato, la connettività globale è sempre insidiata da minacce continue e diversificate che vanno dalla pirateria alle guerre, dalle calamità naturali alle epidemie. Il Covid-19 e poi Gaza, l’Ucraina e la crisi nel Mar Rosso ne hanno dato di recente una emblematica dimostrazione. Nonostante i rischi, rappresentano una grande risorsa economica e un grande investimento di natura politica per costruire alleanze e sviluppare relazioni, scambi, cooperazione in molti settori.

Il progetto IMEC, che ha un rilevante valore economico e geopolitico, è stato lanciato anche in alternativa alla Belt and Road cinese. Non è un caso che in un’epoca di competizione tra Paesi, questa si possa misurare anche con i grandi progetti infrastrutturali sovranazionali. Nello specifico si tratta di un’iniziativa ambiziosa e di grande impatto, in cui anche gli americani credono molto, dalla realizzazione certo complessa, che richiederà grandi investimenti, ma che potrebbe rivelarsi un’opera capace di connettere il Mediterraneo e l’Europa, con i suoi porti principali a partire da quelli italiani, con la regione indo-pacifica. Con benefici e opportunità di sviluppo per tutte le terre che attraverserà.

I Paesi del Golfo, che credono fortemente nel progetto, infatti potrebbero aumentare ancora di più il loro già rilevante ruolo di hub commerciale e logistico in molti settori. L’India, autentico motore del progetto, potrebbe sfruttare questa iniziativa per affermare il suo crescente peso internazionale, economico e politico, e competere con lo storico rivale cinese.

Per Roma, Imec potrebbe essere foriero di grandi occasioni di sviluppo per il Sistema Italia, per le imprese nazionali e il nostro export; un’importante opportunità per rafforzare la vocazione dell’Italia come collegamento verso il Sud globale, i mercati emergenti del pianeta, le nuove potenze in ascesa. A partire proprio dall’India e dai Paesi del Golfo.

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