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Pakistan: evitato il baratro e poi?

Il Fondo Monetario Internazionale evita il collasso economico del Pakistan, che tuttavia dovrà fronteggiare numerose e profonde sfide. Il punto di Guido Bolaffi

Venerdì 30 giugno il Pakistan, grazie ad un colpo di reni last minute del governo di Shehbaz Sharif e la buona volontà degli emissari del Fondo Monetario Internazionale, ha, per il momento, evitato di finire nel baratro. Anche se la gravità della crisi economica e politica che da mesi e mesi attanaglia il paese non lascia presagire nulla di buono per il suo futuro.

Infatti, scriveva su Foreign Policy Michael Kugelman poche ore dopo la sigla dell’intesa: “New IMF funds would bring Pakistan short-term relief from its economic crisis, enable additional financing from top foreign creditors, strengthen prospects for foreign direct investment, and avert a debt default. Still, while the deal would allow Pakistan to step back from the cliff, it won’t solve the country’s economic problems in the long term. Without serious policy changes, they will remain entrenched”.

Temi e preoccupazioni ripresi il 1° luglio dall’autorevole quotidiano nazionale Pakistan Today. Che nell’editoriale Will the breathing-space this deal gives, be used? si chiedeva: “Has the government of Pakistan merely kicked the can down the road, or will it actually use the breathing-space the economy has gained to carry out the changes needed to ensure that the country is not placed in the position it has found itself in, on the verge of default, and needing another IMF bailout to survive?”.

Parole allarmate ma non infondate. Non fosse altro perché IMF Reaches Staff-level Agreement with Pakistan on a US $ 3 billion Stand-By Arrangement, annunciato a Washington dall’ufficio stampa del Fondo Monetario Internazionale “is expected to replace the remaining $ 2,5 billion out of a $ 6.5 billion agreement finalized in 2019”. In altri termini è un prestito in limite mortis dell’ultima tranche di un prestito già in essere (quello del 2019) che rischiava di essere bloccata per le inadempienze delle autorità pakistane.

Infatti, spiegava il 3 luglio Nasir Jamal sulla prima pagina di Dawn: “That the IMF preferred to give Pakistan, teetering on the brink, a new deal under the IMF’s Stand-by arrangement (SBA) instead of completing the ninth review of its Extended Fund Facility (EFF) facility to release the $ 1.2 bn tranche stuck for the last eight months as requested by government shows the trust gap still persists [...] The EFF expired on June 30, adding to the long list of IMF programmes that could not be completed [but] the IMF does not want to lose the leverage its bailout programmes allow it over how a country like Pakistan manages its finances and executes the policies agreed with the Fund. The SBA will enable the lender to closely watch over the present government and the caretaker setup, which will replace it in August to hold the election in the country, and monitor how they execute the 2024 budget and reforms agreed with the Fund''.

Una mossa positivamente giudicata da Mohammad Sohail, Chief Executive Officer della Topline Securities. Secondo cui “There will be some discipline until December, which couldn’t be there due to the upcoming elections – when the government takes popular decisions – if Pakistan had successfully or unsuccessfully completed the EFF It is a blessing in disguise”.

Ma anche se la speranza è l’ultima a morire, temiamo come molti che al Pakistan – quinta nazione al mondo per numero di abitanti (le previsioni 2100 la danno quarta alle spalle della Nigeria) e la più potente dell’Asia Minore dopo l’India – non bastino le dure condizioni economiche imposte dal Fondo Monetario per uscire dal “cuore di tenebra” della sua condizione. Visto che, titolava tempo addietro il bellissimo articolo di Lyonne O’Donnell Politics Are Holding Pakistan’s Economy Hostage.

Il dramma del Pakistan è che molta della sua gente non ha più fiducia nel futuro del paese: “Crushing poverty is driving some people to flee the country [...] wealthy and educated Pakistanis are leaving too [...] The Country’s Bureau of Emigration reports that more than 750.000 people left Pakistan in 2022, threefold increase from 2021. They included doctors, engineers, IT experts and accountants [...] a growing desire among skilled and well-educated workers to find better opportunities abroad”.

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