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La visita del premier Giorgia Meloni in Etiopia segna un nuovo impegno proattivo dell’Italia nel Corno d'Africa

L’incontro trilaterale tra Italia, Etiopia e Somalia, svoltosi durante la visita del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Etiopia, evidenzia l’intenzione dell’Italia di considerare questa regione come strategica per la stabilità del Mediterraneo Allargato. La sua visita coincide con l’inizio delle ostilità in Sudan, che rischia di scatenare una nuova ondata di migrazione illegale verso le coste italiane.

Il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha visitato Addis Abeba il 14 e 15 aprile. Si tratta della prima visita di un capo di governo occidentale nel Paese dopo la firma, nel novembre 2022, dell’accordo di pace di Pretoria, che ha posto fine alla guerra in Tigray dopo due anni di sanguinosi scontri. Durante la sua visita, il primo ministro Meloni ha tenuto un incontro trilaterale con il primo ministro etiope Abiy Ahmed e il presidente somalo Hassan Sheikh per discutere di stabilità, ricostruzione e progetti economici comuni nei due Paesi. La visita di Meloni in Etiopia è la continuazione di un impegno iniziato all’inizio di febbraio 2023, quando sia Abiy Ahmed che Hassan Sheikh hanno visitato Roma. Il mese scorso, inoltre, il presidente italiano Sergio Mattarella ha visitato il Kenya, che attualmente svolge un ruolo politico chiave sia nel Corno d’Africa che nella regione dei Grandi Laghi. Sono previsti incontri di follow-up a margine della prossima riunione dello Stocktaking Moment della FAO a Roma (24-26 luglio 2023) e durante il Vertice Italia-Africa di ottobre, dove il premier Meloni intende presentare il Piano per l’Africa del suo governo.

Al di là dei legami storici tra Italia, Somalia ed Etiopia, ricordati dalla stessa premier durante il suo viaggio, ci sono ragioni strategiche più profonde dietro il rinnovato interesse di Roma per la regione.

La prima è che il Corno d’Africa fa parte della regione del “Mediterraneo Allargato”, un’area che va dall’Europa alla Penisola Arabica, comprendendo il Nord Africa, il Levante, il Sahel e il Mediterraneo Orientale, da cui dipendono l’energia e la sicurezza dell’Italia. Tuttavia, questa regione manca attualmente di una visione coerente e di un sistema di sicurezza condiviso. Le conseguenze della guerra in Ucraina hanno ulteriormente messo in luce i legami tra le diverse aree di questa regione, con implicazioni per l’economia e la stabilità di diversi paesi, anche nel Corno d’Africa. Anche la Russia ha rafforzato la sua presenza e influenza in quest’area, dalla Siria, alla Libia, al Mali e alla Repubblica Centrafricana, oltre al Sudan e all’Eritrea. Si tratta ormai di un “asse di instabilità” che esercita ulteriori pressioni sull’Europa meridionale. Questi fattori hanno portato l’Italia a porre il Mediterraneo Allargato al centro della sua politica estera, una parte della quale si concentra sulla promozione della stabilità e dello sviluppo economico nel Corno d’Africa.

In secondo luogo, sia l’Etiopia che la Somalia hanno registrato progressi politici negli ultimi mesi. Nel novembre 2022 è stato firmato a Pretoria, in Sudafrica, un Accordo di Cessazione delle Ostilità (CoHA) tra il Governo federale e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray. Quasi sei mesi dopo, l’accordo è riuscito a porre fine al conflitto nella regione settentrionale del Tigray; sono ripresi gli aiuti umanitari e i servizi; è stata nominata una nuova amministrazione ad interim ed è iniziato il processo di disarmo delle forze tigrine, così come il ritiro dell’Eritrea dalla regione. A seguito di questi sviluppi, l’Italia ha deciso di riprendere la cooperazione per lo sviluppo del paese, mettendo sul tavolo 125 milioni di euro per la sua ricostruzione. L’Etiopia ha comunque bisogno di ulteriore assistenza da parte delle istituzioni finanziarie internazionali, che dipenderà anche da ulteriori progressi nell’attuazione del CoHA.

In Somalia, il neoeletto presidente Hassan Sheikh ha intrapreso un’offensiva senza precedenti contro Al Shabaab, liberando vaste aree che richiederanno una ricostruzione. Ciò ha creato nuovi spazi di cooperazione tra la Somalia e i paesi vicini, come dimostra l’incontro tenutosi a Mogadiscio all’inizio di febbraio tra il presidente Hassan Sheikh e il presidente keniota William Ruto, il presidente gibutiano Omar Guelleh e il primo ministro etiope Abiy Ahmed. È stata la prima volta che tutti i capi di stato dei paesi vicini si sono recati in visita a Mogadiscio a sostegno dell’agenda del presidente somalo, a dimostrazione del livello di autonomia senza precedenti che la Somalia ha recentemente riconquistato. Alla luce di tali sviluppi, entro la fine di quest’anno, la Somalia potrà beneficiare di una completa riduzione del debito da parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e di altri finanziatori multilaterali, il che consentirà al paese di affrontare i molteplici shock, che ne compromettono la crescita economica e i piani di ricostruzione. Per sostenere ulteriormente questo processo, tra gli altri piani di sviluppo, l’Italia sta discutendo con la Somalia e l’Etiopia progetti economici congiunti, dalle infrastrutture all’energia, soprattutto alla luce della significativa presenza di aziende italiane in Etiopia, che potrebbe essere vantaggiosa anche per la Somalia.

In terzo luogo, negli ultimi anni la politica dell’Italia nel Corno d’Africa si è concentrata principalmente sulle migrazioni. Sede di 823.000 rifugiati e 4,2 milioni di sfollati, il Corno d’Africa è stato fonte di flussi migratori illegali verso l’Italia e il resto d’Europa a partire dagli anni 2010, in particolare da Etiopia, Eritrea e Somalia attraverso Sudan e Libia. Nell’affrontare la questione migratoria, il governo Meloni intende adottare un approccio più completo. Il primo ministro dovrebbe presentare il Piano per l’Africa del suo governo, soprannominato “Piano Mattei” dal nome del defunto presidente della società energetica italiana ENI, Enrico Mattei (1948-53), noto per essere stato un campione della decolonizzazione nel secondo dopoguerra. Si sa ancora poco del piano, che dovrebbe concentrarsi su un modello di cooperazione con i paesi africani volto a promuovere la stabilità, contrastare il terrorismo e la radicalizzazione e sostenere lo sviluppo economico facilitando i finanziamenti internazionali, fondamentali per ulteriori investimenti nella regione. L’efficacia del Piano Mattei dipenderà anche dalla capacità dell’Italia di fare da ponte tra i paesi africani, l’Unione Europea e le altre istituzioni internazionali competenti.

L’impegno attivo dell’Italia nel Corno d’Africa va visto anche nel contesto del nuovo approccio Meloni nelle relazioni con il mondo arabo. In netto contrasto con i suoi recenti predecessori, nei primi sei mesi di mandato il primo ministro Meloni ha ricostruito un partenariato strategico con gli Emirati Arabi Uniti e migliorato i rapporti con l’Egitto. Si prevede un avanzamento anche in merito alle relazioni con il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman.

Questi sviluppi potrebbero rivelarsi utili per affrontare l'attuale crisi in Sudan, un paese che richiede immediata attenzione. Mentre Meloni era in visita in Etiopia, nella capitale sudanese Khartoum è scoppiato un grave conflitto tra le Forze armate sudanesi, guidate dal tenente generale Abdel-Fattah Burhan, il presidente de-facto, e le Forze di supporto rapido sotto la guida del generale Mohammed Hamdan Dagalo “Hemedti”. Se non si risolve rapidamente, il conflitto in Sudan potrebbe trasformarsi in una guerra civile prolungata con implicazioni dirette sulla stabilità dei paesi vicini. L’Italia è il paese europeo più esposto in questo senso, in quanto una crisi umanitaria porterà inevitabilmente a nuove ondate migratorie, anche verso il Mediterraneo. Il Sudan ha storicamente collegato il Mar Rosso con il Sahel e il Mediterraneo centrale. Tuttavia, nonostante la sua importanza strategica, l’Europa ha perso la sua influenza in quest’area, lasciando che fosse la Russia a colmare parte del divario.

Dato che i paesi arabi possono vantare una significativa influenza sul Sudan, l’Europa dovrebbe anche sfruttare le nuove relazioni consolidate della Presidente Meloni con i leader arabi e il suo crescente impegno nel Corno d’Africa per sostenere una cessazione immediata delle ostilità e contribuire a plasmare gli sforzi europei futuri in Sudan.

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