Quelle elezioni di cui non hai sentito parlare
A novembre, i delegati di tutto il mondo si incontreranno per votare il nuovo Comitato Esecutivo dell’INTERPOL. L’analisi di Pietro Baldelli.
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Le elezioni generali che si terranno il prossimo mese in Bulgaria – le terze svoltesi nell’ultimo anno – potrebbero apparire a un osservatore comune come l’ultimo appuntamento elettorale significativo del 2021 nel continente europeo. Invece, sempre a novembre, i delegati di tutto il mondo si incontreranno oltre il confine sud-orientale della Bulgaria, precisamente a Istanbul, per votare il nuovo Comitato Esecutivo della principale organizzazione di polizia internazionale, l’INTERPOL.
Spesso sottovalutata nell’ambito delle relazioni multilaterali, l’INTERPOL è una rinomata organizzazione intergovernativa – che consta all’ora attuale di 194 paesi membri – operativa nel settore della sicurezza internazionale ormai da quasi 100 anni, ovvero da quando la Commissione Internazionale di Polizia Criminale venne sottoscritta da 20 paesi durante il Secondo Congresso Internazionale della Polizia tenutasi a Vienna nel lontano 1923.
Una semplice lettura alle notizie più recenti in merito all’organizzazione e alle sue attività risulta tuttavia sufficiente per dissipare ogni dubbio sulla sua rilevanza ed effettiva incidenza nello scenario internazionale. Basti pensare che solo negli ultimi cinque mesi l’INTERPOL ha coordinato con successo molteplici e complesse operazioni: dalla chiusura in 92 paesi di migliaia di farmacie false, all’arresto di 1.400 sospetti in Asia ed Europa con l’accusa di gioco d’azzardo illegale e riciclaggio di denaro, passando per il sequestro di 15.000 tonnellate di prodotti illegali in 72 stati, fino alla messa in salvo di 430 vittime dalla tratta di esseri umani attraverso lo smantellamento di 22 gruppi criminali.
Benché l’INTERPOL presenti un budget inferiore rispetto a quello degli altri organismi internazionali con sede a Bruxelles, New York, o Ginevra, tale organizzazione ha sempre sostenuto performance di alto livello nell’approcciarsi alle nuove sfide securitarie, sia regionali che globali, che maggiormente minacciano lo sviluppo sostenibile dell’intera comunità internazionale. Fedele a una logica win-win, l’INTERPOL fa della collaborazione e della condivisione di pratiche tra tutti i suoi membri lo strumento principale attraverso cui affrontare direttamente le minacce del XXI secolo. In linea teorica, infatti, tutti i paesi membri condividono i medesimi obiettivi, nonché pilastri portanti della raison d’être della stessa organizzazione: contrasto al terrorismo, promozione dell’integrità delle frontiere nazionali, protezione nei confronti delle comunità più vulnerabili, mantenimento della sicurezza cibernetica, prevenzione alla creazione e diffusione del mercato illecito, sicurezza ambientale.
L’organizzazione si appresta, ora, a entrare in una fase critica del proprio mandato: in un contesto globale in continuo mutamento, dove i progressi tecnologici continuano ad avanzare a una velocità vertiginosa in varie aree settoriali, quali quella dei social network, dell’intelligenza artificiale, della robotica e dell’informatica quantistica, il rischio che tale avanzamento possa essere manipolato per fini criminali è aumentato esponenzialmente. Ed è qui che si inserisce l’INTERPOL, e la sua lotta contro una criminalità transnazionale sempre più sofisticata.
Ecco perché l’elezione, il prossimo novembre, di nove delegati, due Vicepresidenti e un Presidente del Comitato Esecutivo dell’INTERPOL acquisisce assoluta importanza. Nel medio-lungo termine, non solo tale organizzazione dovrà dare prova della sua capacità di “stare al passo” tecnologico degli attori che intende contrastare, ma anche della sua rilevanza, e necessità, dinanzi i 194 paesi membri nella costruzione di un mondo più sicuro.
Il Comitato Esecutivo non gestisce l’INTERPOL in senso operativo, presiedendo invece come organo direttivo con la responsabilità di supervisionare il lavoro del Segretariato Generale e di stabilire la politica e la direzione generale dell’organizzazione. Al vertice del Comitato vi è il Presidente, una carica con mandato quadriennale attualmente occupata da un veterano nell’assetto istituzionale della Repubblica di Corea, Kim Jong Yang.
In corsa per succedere a Yang vi sono due candidati con visioni divergenti sul futuro dell’organizzazione. Da un lato, il candidato ceco, il Colonnello Šárka Havránková, che gode di una consolidata esperienza nella polizia europea, presso l’EUROPOL, il Consiglio dell’Unione Europea, rivestendo il ruolo di Vicepresidente per l’Europa presso la stessa INTERPOL. Dall’altro, il candidato degli Emirati, il Maggiore Generale Dr. Ahmed Al-Raisi, portavoce di una visione globale cementata da quarant’anni di esperienza di polizia nazionale e internazionale. Se eletto, sarebbe il primo arabo a ricoprire la carica di Presidente dell’INTERPOL, una risorsa importante data la minaccia globale posta dalle reti criminali di oggi.
La regione MENA è ubicata in un’area geografica altamente critica per questioni inerenti alla criminalità organizzata transnazionale – dalla criminalità informatica, al riciclaggio di denaro, fino al traffico di droga. Ed è proprio per questo motivo che un’eventuale nomina di Al-Raisi darebbe un valore aggiunto nel potenziare le capacità dell’organizzazione, soprattutto nell’area del Mediterraneo allargato.
L’alto profilo di cui gode il maggiore generale Al-Raisi, ha portato il candidato emiratino a essere oggetto di una contenuta campagna politica diffamatoria contro la sua candidatura. A tale riguardo, sono state avviate due azioni legali in Francia, respinte dai tribunali aditi, che accuserebbero Al-Raisi, di azioni illecite senza tuttavia predisporre di prove concrete. Della visione del Colonnello Havránková si sa invece ben poco, avendo preferito quest’ultimo mantenere un profilo basso e lontano dai riflettori.
Qualunque sia il risultato, è evidente come l’INTERPOL necessiti di un leader forte, con un programma chiaro per il futuro. I prossimi 100 anni dell’esistenza della organizzazione saranno nettamente diversi dai primi, così come le nuove minacce che l’INTERPOL dovrà contrastare. Il suo Presidente, che lavorerà in stretta collaborazione con il segretario generale – attualmente un altro europeo, Jürgen Stock – sarà chiamato a guidare tale transizione che, per dimostrarsi vincente, dovrà porre al centro della agenda dell’organizzazione gli interessi e la collaborazione di tutti i 194 stati membri.
Con una leadership innovativa, audace e diversificata, la straordinaria storia di successo dell’INTERPOL sarà destinata a proseguire nel XXI secolo e oltre.