Approfondimenti

Una nuova Africa con risorsa Caffè e Piano Mattei

Riproponiamo l'articolo di Umberto Tavolato, Direttore dell'U.O Progetti Speciali della Med-Or Italian Foundation, pubblicato da "Il Mattino" il 6 aprile 2025

L’Etiopia è universalmente riconosciuta come la culla del caffè, un dono che si dice abbia avuto origine nelle fertili alture di Kaffa, dove, secondo la leggenda, un pastore di nome Kaldi notò l’effetto energizzante delle bacche rosse sui suoi capretti. Da quei giorni lontani, il caffè non è solo diventato una delle bevande più consumate al mondo, ma anche un pilastro culturale, sociale ed economico per milioni di etiopi.

Oggi, il caffè rappresenta il 30% delle esportazioni annuali dell’Etiopia, impiegando direttamente o indirettamente circa 15 milioni di persone. Tuttavia, nonostante il suo potenziale e il riconoscimento globale della qualità dei suoi chicchi – come i pregiati Sidamo, Yirgacheffe e Harrar – il settore del caffè etiope si trova ad affrontare sfide significative: bassi rendimenti agricoli, volatilità dei prezzi globali, cambiamenti climatici e infrastrutture limitate.

Così come l’Etiopia, molti altri Paesi dell’Africa Orientale condividono le stesse opportunità e gli stessi rischi: dall’Uganda al Kenya, dalla Tanzania al Mozambico, il caffè può essere motore di sviluppo per migliaia di comunità agricole, e, allo stesso tempo, fonte di tensioni interne e migrazione.

Con la crescita vertiginosa del consumo globale di caffè, spinta dai consumatori asiatici che scoprono nuovi sapori e accantonano bevande tradizionali come il tè, lo sviluppo della produzione africana non è più solo una necessità per il Continente, ma diventa anche una priorità dei Paesi consumatori, in primis dell’Italia.

Per supportare lo sviluppo sostenibile del settore del caffè in Africa, è evidente che un tradizionale approccio di cooperazione, basato su piccoli progetti, su donazioni e sul solo intervento della finanza pubblica non solo non basti, ma rischi pure di essere inefficace e controproducente.

Proprio per questo motivo, già da qualche anno, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con il supporto di varie istituzioni internazionali, a partire dall’agenzia ONU per lo sviluppo industriale, UNIDO, con sede a Vienna, ha rivoluzionato il suo storico approccio alla cooperazione e sviluppo, passando dal finanziare singoli progetti isolati al creare una strategia pubblico-privata e concertata con i Paesi africani.

Queste prime esperienze, avviate nel 2015 attraverso la Cooperazione allo Sviluppo italiana, hanno consentito di creare una collaborazione di lungo periodo in un settore strategico sia per l’Italia sia per l’Etiopia, supportando in maniera sinergica tutta la catena del valore: da linee di credito per gli agricoltori, ai “coffee training centers”, luoghi di formazione per tecnici lungo tutta la catena del valore, inclusa la sempre più riconosciuta professionalità del barista.

E, grazie all’inconfondibile stile italiano, il coffee training center di Addis Abeba non è solo un luogo di formazione, ma anche un punto di incontro e socialità dove giovani imprenditori etiopi si ritrovano per socializzare e creare nuove opportunità economiche.

Questa esperienza, sempre ad Addis, è stata replicata ed estesa con il “Creativity lab”, epicentro dell’economia digitale che sempre più si sta sviluppando in Etiopia e nel Continente.

Sulla scorta di questi primi successi, l’Italia, leader mondiale riconosciuto nel caffè, ha deciso, nell’ambito del Piano Mattei, di sviluppare un programma con ambizione continentale, che, oggi, è diventato una Flagship Initiative dell’Unione Europea. La filosofia di fondo è quella di utilizzare in modo strategico la finanza pubblica per mobilitare, con un enorme effetto leva, fondi di altre istituzioni internazionali e, soprattutto, fondi privati.

Il programma affronta tutti i pilastri che sostengono un’industria del caffè resiliente e circolare: quello climatico, per ridurre gli impatti negativi di eventi estremi sulle colture; quello industriale, per sviluppare una catena del valore locale, che includa anche un consumo domestico; quello della regolazione internazionale, per consentire ai produttori africani di poter esportare caffè in Europa e nel mondo – soprattutto adesso che le regole ambientali europee diventano sempre più stringenti; quello della ricerca, per favorire il continuo miglioramento delle tecniche agricole; quello sociale, per accompagnare le comunità agricole locali con scuole, ospedali e luoghi di aggregazione.

In definitiva, inserendosi perfettamente nella filosofia del Piano Mattei di collaborazione fra pari, il programma sul caffè, stimolando investimenti privati in una commodity che genera ricavi in dollari, può rafforzare le finanze pubbliche dei paesi africani, favorendo allo stesso tempo lo sviluppo delle aree agricole.

Per l’Italia, questo vuol dire aumentare le opportunità di investimento per le nostre imprese e garantire una materia prima di qualità per uno dei nostri piaceri quotidiani. Un programma di così grande visione strategica ha attirato il plauso e l’attenzione di vari partner, tanto da essere richiamato in tre dichiarazioni del G7 e aver stimolato un proficuo dialogo con la Commissione Europea per la definizione di una cabina di regia europea sul caffè nel Continente africano.

Questo approccio strategico ha portato anche alla mobilitazione di vari partner privati, italiani ed internazionali, per via dell’indiscussa credibilità e leadership internazionale che il nostro Paese ha nel settore.

Le cifre che l’Italia ha già messo sul tavolo sono consistenti: fra assistenza tecnica e prestiti erogabili dal Fondo Italiano per il Clima, l’Italia è pronta ad investire centinaia di milioni di euro. A questo, si accompagna lo sforzo diplomatico del Governo italiano nel lavorare all’unisono con partner strategici, come la Banca Mondiale, Banca Africana dello Sviluppo e Unione Africana.

L’implementazione di questa visione strategica è solo all’inizio, ma già dimostra quanto sia indispensabile questo nuovo approccio alla cooperazione internazionale, che deve, senza timore, focalizzarsi su settori strategici per l’Italia, in paesi strategici per il nostro Governo, e coinvolgendo altri partner pubblici e privati per “fare leva”, generando quindi molti più investimenti e, di conseguenza, molto più sviluppo.

L’Etiopia, come tutta l’Africa, con le sue radici profonde nel mondo del caffè e il suo potenziale unico, è un simbolo di come tradizione e innovazione possano convergere per creare opportunità di sviluppo sostenibile. La collaborazione tra Italia, istituzioni internazionali e settore privato non è solo un modello di cooperazione efficace, ma anche una promessa di futuro per milioni di agricoltori etiopi e africani.

Come il caffè, nato tra le alture etiopi e diventato un fenomeno globale,
così anche questo approccio può essere replicato in altri settori e regioni, portando benessere economico e sociale.

Per l’Etiopia, e per tutto il continente africano, il caffè potrebbe davvero rappresentare non solo un’eredità culturale, ma anche il seme di un futuro più prospero e inclusivo.

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